Una vita per la città e la chiesa Un libro ricorda monsignor Vecchi

Nel volume stampato dalla Confraternita della Misericordia tante foto e i suoi scritti

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Monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare è stato per decenni – dai tempi di Lercaro, che lo ordinò sacerdote nel 1963, fino agli anni recenti di Zuppi – figura di riferimento della diocesi. "Coerente, sincero e schietto" (così lo ricorda Simonetta Saliera, già presidente dell’assemblea legislativa regionale) fu pastore forte e autentico.

Nato nel 1936 nella Bassa, a San Matteo della Decima, per anni aveva curato una rubrica fissa sul Carlino, a testimonianza della sua bolognesità verace e della sua indomita fede cristiana. La Confraternita della Misericordia, su impulso di Paolo Mengoli e Marco Cevenini, ha stampato una raccolta di articoli del Carlino (dal 2011 al 2022), testimonianze di chi lo ha conosciuto e una serie di fotografie.

Nel volumetto intitolato Ernesto Vecchi - Una vita per la Chiesa e per Bologna – con prefazioni di Adriano Guarnieri e Valerio Baroncini, vicedirettore del Carlino – si leggono affettuosi ricordi personali e gustosi aneddoti di monsignor Giovanni Silvagni, don Franco Fontana, don Marco Baroncini, Matteo Piantedosi, Antonio Patuelli, Simonetta Saliera, Giovanni Salizzoni, Maurizio Marchesini, Lucio Linari, Carlo Spongano, Paolo Mengoli e Marco Cevenini.

Monsignor Vecchi fu, per tutta la vita, instancabile ed energico nel testimoniare e diffondere la Fede. Questa "grande operosità ecclesiale", scrive Guarnieri, discende dal "suo nascere operaio". Vecchi ebbe infatti una vocazione che si potrebbe definire ‘tardiva’, e prima di essere prete fu per tre anni operaio in fabbrica: apprendista tubista alla Montecatini.

La vocazione è del 1955. "Durante – ricordava il vescovo ausiliare –, maturò l’idea di consacrare la mia vita al Signore". Monsignor Vecchi è stato essenzialmente un catechista. Della parola di San Paolo: ‘Guai a me se non predicassi il Vangelo’, "fece la sua regola di vita – scrive Guarnieri –. Insegnare la Parola che salva lo ha sempre sentito come il suo primo dovere ovunque".

Con la morte di monsignor Vecchi, ricorda la Saliera, è scomparso "un uomo che ha amato Bologna e con coerenza la Chiesa e l’intera comunità".

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