Uno Bianca, la commemorazione a Bologna. I parenti delle vittime: "Vogliamo la verità"

Nel 31esimo anniversario dell'eccidio i parenti dei tre carabinieri uccisi chiedono ancora giustizia e annunciano un esposto: "Bisogna riaprire completamente le indagini, abbiamo il diritto di cercare mandanti e complici"

Bologna, 4 gennaio 2021 - "Quello del Pilastro fu un agguato premeditato. Avevano già il cherosene per incendiare l'auto". Così Ludovico Mitilini, fratello di Mauro,  uno dei tre carabinieri uccisi il 4 gennaio 1991 al Pilastro dalla banda della Uno Bianca. Lui, insieme alle famiglie di Andrea Moneta e Otello Stefanini, gli altri due carabinieri uccisi, e a molte altre vittime chiedono a gran voce che si faccia chiarezza fino in fondo e si arrivi alla "vera verità " sugli eccidi guidati dai fratelli Savi.

Uno Bianca, al Pilastro è il giorno del dolore. "Ora un esposto per conoscere i mandanti"

La celebrazione dei 31 anni dall'eccidio della Uno Bianca
La celebrazione dei 31 anni dall'eccidio della Uno Bianca

E lo hanno fatto anche questa mattina in occasione  del 31esimo anniversario della strage. "Quella dei Savi - le parole di Anna Maria Stefanini, mamma di Otello - è una verità prefabbricata. Dietro alla targa c'è molto altro". La donna poi si è soffermata sul nuovo permesso premio di Alberto Savi, il più giovane dei fratelli, in carcere a Padova con una condanna all'ergastolo: "Una vergogna , l'ennesima vergogna. Bisogna riabilitare chi ha ucciso 24 persone e ferite altre 103? Io non ho più mio figlio e questi in tv dissero che uccidere per loro era come una droga. Ma oggi l'Italia continua a dargli nuovi permessi".

Durissima anche Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca: "Non si sono mai pentiti e oggi dicono che non lo fanno per paura di critiche? Si vergognino. Però le lettere continuano a mandarle". Presenti alla cerimonia anche il procuratore capo, Giuseppe Amato, che un anno fa ha aperto un nuovo fascicolo ad oggi però ancora senza indagati e ipotesi di reato. Con lui anche il sindaco Matteo Lepore ("siamo qui perché Bologna deve tenere viva la memoria"), il questore Isabella Fusiello, tutte le alte cariche dell'Arma e delle altre forze dell'ordine.

La lettera dei familiari

"Auspichiamo che la commemorazione del 4 gennaio non sia solo un modo per onorare il ricordo di tre giovani carabinieri, ma che esorti le istituzioni democratiche del nostro Paese a continuare a ricercare la verità sui quei sette anni di terrore seminati dalla Banda della Uno Bianca e non condividiamo l'atteggiamento di chi, avendo seguito a vario titolo questa triste vicenda, si contrappone alle nostre istanze di verità e giustizia, affermando di avere la certezza che sulla Banda della Uno Bianca non ci sia altro da chiarire".

Lo scrivono in una lettera per il 31esimo anniversario dell'eccidio, i familiari di Andrea Moneta, Mauro Mitilini e Otello Stefanini, i tre militari uccisi al Pilastro di Bologna il 4 gennaio 1991. "Se questo assunto fosse vero questi signori dovrebbero spiegarci come mai la Procura Generale di Bologna, grazie alla memoria presentata dall'associazione dei familiari delle vittime della Strage di Bologna del 2 agosto ha riaperto il caso, avocando a se l'inchiesta sui mandanti, dopo che la Procura ordinaria aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo".

"Anche noi familiari delle vittime della Uno bianca abbiamo il diritto di cercare mandanti e complici, ed è per questo che presenteremo un esposto che ripercorrerà tutte le azioni oscure della Banda", aggiungono nel giorno dell'anniversario i parenti dei tre carabinieri, secondo cui "dopo 31 anni ancora non conosciamo tutta la verità su quella strage".

Come di tante altre azioni della banda, "conosciamo solo alcuni esecutori materiali, un gruppo criminale composto per la gran parte da poliziotti che si rese responsabile di 24 omicidi e di 102 feriti", azioni "senza un chiaro movente e caratterizzate da una ferocia omicida del tutto irragionevole rispetto ai presunti obiettivi".

"Nel gennaio dello scorso anno la Procura di Bologna ha formato un fascicolo conoscitivo per riaprire le indagini sulla Banda della Uno Bianca, affidandole alla Digos della Questura di Bologna e dalle quali attendiamo l'esito. Una decisione presa dopo un'informativa dei carabinieri tesa a chiarire alcuni aspetti di un'intercettazione telefonica che coinvolse la famiglia della super testimone Simonetta Bersani, un indagine che ci auguriamo porti dei risultati", ricordano sempre i familiari dei tre carabinieri uccisi.

"Siamo sempre di più familiari delle vittime a chiedere la verità attraverso la riapertura completa delle indagini, non solo per la strage del Pilastro. Un contributo in questa direzione potrebbe arrivare anche dalla digitalizzazione degli atti sulla Banda della Uno Bianca, chiesta dall'Associazione dei familiari delle Vittime ed avviata lo scorso mese di ottobre", aggiungono i parenti di Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini.

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