REDAZIONE BOLOGNA

Uno Bianca, caserma intitolata al carabiniere

Stasi fu ammazzato dai fratelli Savi durante un controllo a Castel Maggiore nel 1988. La cerimonia nel Barese, sua terra di origine

Un grazie quasi sibilato, pronunciato con gli occhi pieni di lacrime. Francesco Stasi guarda con orgoglio la foto di suo figlio Cataldo, carabiniere assassinato 37 anni fa mentre era in servizio nel Bolognese, dalla banda della Uno bianca (che provocò 24 morti e 103 feriti tra il 1987 e il ’94). Quella foto ora si trova a pochi passi dall’ingresso della caserma dei carabinieri di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, intitolata a Cataldo Stasti, vittima del terrorismo.

"Per noi è una grande soddisfazione, nonostante il dolore. L’intitolazione della caserma dei carabinieri a lui, la cerimonia oggi nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo compleanno, ci fanno felici. Ed è un modo per ribadire quanto siamo orgogliosi di lui", ha detto Michele Stasi, con la voce rotta dalla commozione. Accanto a lui, la sorella Carmela.

Sono emozionati mentre viene scoperta la targa che dà il nome del fratello alla caserma di Ruvo, città di cui il militare medaglia d’oro al valore civile era originario. "Purtroppo mamma ci ha lasciato qualche tempo fa ma da lassù so che anche lei è orgogliosa di Cataldo", ha aggiunto Michele.

La cerimonia, accompagnata dalla fanfara dei carabinieri, è stata l’occasione per ricordare che "Stasi è un esempio di coraggio e di speranza per noi e per tutta la comunità", ha detto il generale di brigata Gianluca Trombetti, comandante provinciale dei carabinieri di Bari.

"Indossare questa uniforme è un forte motivo di orgoglio" perché "è un presidio inderogabile di sicurezza e la sicurezza è un prerequisito indispensabile per l’esercizio dei diritti e delle libertà che la nostra Costituzione richiama e su cui l’Arma è chiamata a vigilare", ha concluso il generale.