Uno Bianca, l’ira dei parenti dopo l’audio choc: "Non fu esaminato, da qui partano le indagini"

Il padre di Simonetta Bersani al telefono: "I capi tutte le sere la portano fuori. E anche la sua amica poliziotta, su...". I familiari delle vittime promettono battaglia

Le tre vittime della strage del Pilastro

Le tre vittime della strage del Pilastro

Bologna, 6 gennaio 2021 - Parlano di "vera verità" i familiari dei tre ragazzi trucidati al Pilastro il 4 gennaio 1991: Otello Stefanini, Mauro Mitilini, Andrea Moneta. "Sappiamo dei Savi, e va bene – dice mamma Anna Maria Stefanini –. Ma sappiamo che c’è dell’altro, molto altro, e per forza si deve riaprire l’indagine e iniziare da capo".

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Presto, dalle mani di Anna Maria, Alessandra Moneta, sorella di Andrea, e Ludovico Mitilini, fratello di Mauro, verrà depositato un esposto con i tanti, "troppi", punti oscuri che ruotano ancora attorno a quella maledetta notte. A partire dalla "superteste", Simonetta Bersani, che il 31 agosto 1992 tirò in ballo i fratelli Peter e William Santagata, arrestati, processati e assolti (e poi risarciti) ma solo dopo la confessione dei Savi: "Tra Peter e i carabinieri – disse l’allora minorenne che abitava in via Casini, a due passi dal luogo dell’orrore – vidi delle fiammate. L’individuo più a destra rispetto a me era William".

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I capi e la poliziotta

Dichiarazioni che arrivarono solo alla sesta ’chiacchierata’ con Digos e magistrati, tra sit e interrogatori perché il 19 giugno 1992 finì indagata per falso ai pm. E successivamente, con i Santagata scagionati, per calunnia: nel 2002 il rinvio a giudizio ma una volta a processo tutto era già prescritto. Così il perché di certe sue dichiarazioni restò nel limbo e mai esplorato fino in fondo. Soprattutto alla luce di una intercettazione – l’audio pubblicato ieri in esclusiva dal Carlino – tra il padre, Marino Bersani, e un amico di famiglia ed ex carabiniere, Enzo.

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Era il 28 agosto 1992, ovvero tre giorni prima della chiamata in causa, per la prima volta, di Peter e William Santagata da parte di Simonetta. " Gli sono saltati addosso subito – dirà Marino, deceduto alcuni anni fa, il quale in aula nel 1996 non chiarì la telefonata – I capi sono venuti qui, se la sono portata fuori, tutte le sere la portano fuori e poi gli han spiegato...". Poi più avanti: "Dicono, noi ti pre ndiamo un grande avvocato e non ti preoccupare e poi noi siamo tutti con te...". Infine : "Lei ha sempre la sua amica là, su la poliziotta, la viene sempre a prendere, se la porta in giro, la portano qui, se la portano là. Stasera... oggi la son venuta a prendere, sono andati via, vengono a casa domenica ". Chi fossero i capi e il perché delle presunte pressioni? Mai chiarito.

Fuori dal processo

Quei 15’ e 35’’ di chiamata però non finirono mai nel processo sul triplice omicidio, bensì ’solamente’ nel procedimento penale 396/92 ’Marchesi +2’ su falsi e calunnie. "L’intercettazione non è mai confluita nel materiale esaminato dalla Corte d’Assise – spiega Francesco Maisano, avvocato di Massimiliano Motta, uno degli ex pilastrini finiti nei guai ingiustamente – semplicemente perché nessuno l’ha mai depositata. Noi non ne eravamo a conoscenza. Non so di chi sia stata la scelta ma senza alcun dubbio essa ha danneggiato soprattutto i giudici, privati di un elemento così importante". Sulla stessa linea anche Milena Miceli, legale di Marino Occhipinti, condannato all’ergastolo per l’eccidio ma oggi uomo libero: "E’ certamente singolare che quella telefonata, a noi fino a oggi sconosciuta, non sia finita nel dibattimento contro i Savi e Occhipinti. Vedremo gli sviluppi investigativi anche se il mio assistito ha sempre respinto l’ipotesi di un livello superiore".

Dovere di verità

Di quella intercettazione e del ruolo della Bersani parla anche Alessandra Moneta, che vide l’ultima volta il fratello la mattina del 4 gennaio: "Quando uscii, lui dormiva ancora e al pomeriggio partì per Bologna (da Roma) per prendere servizio. Vogliamo tutta la verità e uniti ci arriveremo". Dopo la morte dei genitori, Alessandra è rimasta l’ultima della famiglia a rappresentare Andrea: "Serve una nuova indagine, più approfondita, nonostante le difficoltà per il tempo trascorso. Confido nella Procura". Così come Ludovico Militini: "Credo che dopo questi ultimi elementi (la telefonata e le dichiarazioni di László Posztobányi, giornalista ungherese, ndr ) qualcuno abbia il dovere di accertare fino in fondo, nel bene e nel male".

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