Uno Bianca, il padre del carabiniere ucciso: “Tradito dallo Stato’’

Lo sdegno di Gennaro Mitilini per la liberazione di Marino Occhipinti: “Questi benefici offendono le vittime’’

Marino Occhipinti, ex componente della banda della Uno Bianca

Marino Occhipinti, ex componente della banda della Uno Bianca

Bologna, 7 luglio 2018 - “Oggi, con tutti i benefici già concessi ai componenti di questa efferata banda, come padre di un carabiniere che ha dato la propria vita per difendere la collettività, mi sento tradito da questo Stato’’. Parole durissime quelle di Gennaro Mitilini, il padre di Mauro, uno dei tre giovani carabinieri trucidati il 4 gennaio 1991 dai killer della Banda della Uno Bianca in quella che è passata alla storia come la strage del Pilastro. Gennaro Mitilini ha scritto una lettera aperta alla stampa all’indomani della liberazione di Marino Occhipinti, ex poliziotto della banda guidata dai fratelli Savi, condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari.

Occhipinti, come ormai noto, ha ottenuto nei giorni scorsi la liberazione condizionale dopo 24 anni di carcere perché i giudici di sorveglianza Venezia hanno ritenuto autentico il suo pentimento. Oggi vive in provincia di Padova con la compagna e lavora per una cooperativa sociale.

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La sua liberazione ha scatenato polemiche e ha riaperto le ferite dei familiari delle vittime. Gennaro Mitilini ha messo la sua rabbia per iscritto: “La scarcerazione dal carcere di Padova di Marino Occhipinti è un atto che indigna i familiari ed offende le vittime trucidate dalla famigerata banda di assassini. Noi familiari delle vittime non comprendiamo le ragioni che hanno spinto il Tribunale di Sorveglianza a convincersi che il pentimento di Occhipinti sia autentico, riteniamo che senza il perdono dei familiari delle vittime non si possa chiudere gli occhi su tante atrocità. Non bisogna dimenticare che la liberazione è avvenuta senza una fattiva collaborazione con gli inquirenti che indagavano sulla banda della Uno Bianca che ha ucciso e ferito centinaia di persone, una collaborazione che avrebbe salvato tante vite umane se fatta a tempo debito e che avrebbe permesso di fare piena luce su una banda, di cui non conosciamo tutta la verità e tutti i componenti, così come accertato nell’ambito del processo degli anni 90’’.

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Il gruppo capeggiato dai fratelli Savi fra ’87 e il ’94 uccise 24 persone e ne ferì più di cento fra l’Emilia Romagna e le Marche.

“I benefici per gli appartenenti a questa banda di criminali sono stati diversi – aggiunge Mitilini –, oltre alla liberazione di Marino Occhipinti, c’è stata quella di Pietro Gugliotta nel 2011, Luca Vallicelli non ha scontato quasi nulla in carcere. I capi operativi della banda della Uno Bianca, Roberto e Fabio Savi, condannati all’ergastolo, inspiegabilmente si sono ritrovati entrambi nell’istituto penitenziario di Bollate, a Milano, per poi essere trasferiti e separati dopo una vibrata protesta di noi familiari. Ci viene da pensare che quando Savi dichiarava, all’indomani dell’arresto, ‘tanto ci tireranno fuori dal carcere’ forse non si sbagliava...’’.

La richiesta di Mitilini è di cambiare la legge sui benefici ai carcerati: “Sono consapevole che l’attuale sistema detentivo può prestarsi a queste procedure premiali, ma sono convito che è possibile differenziare la disciplina delle concessione di premialità per quei soggetti che si sono resi responsabili di crimini così efferati, benefici che a tanti detenuti non vengono concessi nonostante abbiano commesso reati meno gravi. Per queste tante storture mi appello alla sensibilità istituzionale dei Parlamentari della Repubblica e del Governo per chiedere un intervento affinché siano chiarite e verificate le concessioni ai componenti di questa banda, responsabile di azioni così spietate e disumane’’.

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