Uno Bianca, anche Occhipinti vuole tornare libero

Dopo Fabio Savi, l’ex agente ergastolano ha chiesto il rito abbreviato 'a posteriori'

Marino Occhipinti durante un’udienza del processo

Marino Occhipinti durante un’udienza del processo

Bologna, 25 agosto 2015 - La banda della Uno Bianca ci riprova. Stavolta è il turno dell’ex poliziotto Marino Occhipinti, 50 anni, forlivese, condannato all’ergastolo per una rapina commessa assieme ai fratelli Savi nell’88, quando fu uccisa la guardia giurata Carlo Beccari. Occhipinti ha chiesto alla Corte d’Assise di Bologna di beneficiare a posteriori del rito abbreviato e di commutare così la condanna in trent’anni. Se la domanda venisse accolta, uscirebbe all’istante: avendo già scontato 21 anni di carcere, infatti, avrebbe espiato per intero la pena, grazie agli sconti accumulati ogni anno per buona condotta.

Un’ipotesi che farà rabbrividire i familiari delle 24 vittime della Uno Bianca. Sarebbe infatti il primo ergastolano della banda a essere completamente libero.

Prima di lui, la stessa richiesta l’aveva presentata Fabio Savi, detto ‘il lungo’, l’unico non poliziotto dei tre fratelli killer, attualmente in cella a Spoleto con diversi ergastoli sulle spalle. Ma i giudici bolognesi lo scorso dicembre hanno detto no. E l’hanno fatto per un motivo prettamente giuridico: Savi deve restare dentro perché nel corso dei suoi processi non chiese mai il rito abbreviato. In realtà fino al ’99 non si poteva chiederlo per i reati puniti con l’ergastolo, ma per un breve periodo del 2000 (in base a una legge poi modificata) quella facoltà era concessa. Dunque per beneficiare del rito abbreviato a posteriori, come riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, bisognava aver fatto domanda in precedenza. E non era il caso di Savi.

L’asso nella manica di Occhipinti, difeso dall’avvocato Milena Micele, sta proprio nel fatto che lui, invece, la richiesta di abbreviato la fece durante il processo in Cassazione. Allora venne respinta, perché il giudizio era solo di legittimità, ma quella richiesta ora potrebbe avere un peso decisivo. La richiesta di commutazione della pena è stata depositata nelle scorse settimane e la Corte d’Assise a breve fisserà l’udienza. Servirà il parere della Procura, che per Savi è stato negativo.

C’è da dire che il percorso di Occhipinti è stato ben diverso da quello dei Savi, Fabio e Roberto, il capo della banda, detto ‘il corto’. Mentre i fratelli non si sono mai pentiti né scusati, Occhipinti, un tempo in forza alla Squadra mobile di Bologna, si è pentito e nel 2012 ha chiesto «scusa a tutti gli italiani». Detenuto a Padova, nel 2010 partecipò a una processione religiosa in cui si caricò il crocifisso sulle spalle. Polemiche a non finire. Dal 2012, poi, ha ottenuto la semilibertà, con contorno di altre roventi polemiche. Attualmente esce al mattino per andare a lavorare e rientra in carcere la sera. Ora però vuole tornare libero. Completamente.

 

Zecchi: 'Io non lo perdono'

Questa mattina è arrivata immediata la replica di Rosanna Zecchi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca: "Io Occhipinti non lo perdono. È un assassino ed è stato zitto sette anni. Sapeva quello che facevano e se avesse parlato poteva salvare tante vite. Forse anche mio marito si sarebbe salvato".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro