Uno Bianca, quei punti oscuri da cui ripartire

Valerio

Baroncini

E presto dimenticato. Ecco perché l’abbiamo scovato e riproposto con un audio che dà bene l’idea del clima di allora. Quella telefonata è importante perché spiega che qualcosa si stava muovendo, ed era doveroso cercare di capire chi fossero i ‘capi’ di cui si parla.

Di sicuro fu perso molto tempo. Ed è importante che anche uno dei magistrati che operarono allora, Giovanni Spinosa, si associ alla richiesta di nuove indagini.

Spinosa, nonostante le condanne dei Savi, resta convinto che molti delitti della Uno bianca, compreso l’eccidio del Pilastro, non siano stati commessi dai Savi o comunque non solo da loro, perché in realtà i mandanti della banda dei poliziotti-killer erano altre persone. I capi? La mafia? La criminalità organizzata? L’ambiente dell’eversione?

A quest’ultima ipotesi onestamente non crediamo. Sia per il periodo storico in cui fu versato quel sangue, sia per il rispetto che si deve a chi ha svolto le inchieste e i processi in questi anni.

Ma che ci siano ombre da diradare (dalla presenza di un quarto uomo alla sparizione del foglio di servizio della pattuglia dei carabinieri in servizio quella notte al Pilastro di trent’anni fa) è indubbio. Perché, dunque, non cercare Enzo, il presunto ex appartenente alle forze dell’ordine e interlocutore del padre di Simonetta Bersani? E perché non parlare con la madre di Simonetta, che zittì il marito nella ‘famosa’ telefonata con un "piano, piano" mai trascritto nell’atto ufficiale depositato del ’96? Si può partire da qui.

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