
L’ingegner Alberto Bucchi mostra il progetto della Tangenziale di Bologna. A destra tangenziale e autostrada nel 1967, anno dell’inaugurazione: pochissime auto
Bologna, 14 giugno 2025 – "Io, da cittadino, questo ripensamento sul Passante di Mezzo non l’ho capito e sono perplesso: sembra più una questione politica che tecnica. E per le infrastrutture necessarie non dovrebbe essere così". L’ingegnere Alberto Bucchi ha speso l’intera vita a progettare grandi opere. Docente Unibo, già direttore dell’Istituto strade dell’Università di Bologna, fu uno dei ’papà’ della tangenziale cittadina: nel 1960 era tra i collaboratori del progettista Giorgio Mondini nel gruppo di lavoro che disegnò l’infrastruttura per il Comune. I nodi della viabilità bolognese non solo li conosce, ma li ha visti nascere. Eppure il tentennamento in corso sul Passante, per sua stessa ammissione, "non lo credevo possibile dopo 10 anni nei quali si era riusciti, bene o male, a far quadrare le cose e con un cantiere zero già avviato. Indietro non si può tornare".
E invece, ingegnere, pare proprio così. C’è già chi ha proposto di fare solo alcuni degli interventi, ma di non procedere con l’intero Passante di Mezzo. Che ne pensa?
"Piuttosto che non fare nulla, posso anche avallare l’idea di intervenire almeno nei 7-8 chilometri più centrali di tangenziale e autostrada. Ma rimarrebbe sempre una soluzione a metà. Non siamo più al dibattito del 2015 , il lotto zero è avviato: serve coraggio".
Lo ritiene ancora valido un progetto come quello del Passante di Mezzo?
"Io non sono mai stato né per quello di Mezzo, né tanto meno per quello Nord che, a livello di impatto ambientale, è sempre stato il peggiore. Io ero e sono a favore del tracciato Sud".
Cosa non la convince del Passante di Mezzo?
"Guardi, un progetto per essere valido deve essere sostenibile. E per esserlo va valutato sotto il profilo ambientale, economico e sociale. Il Passante di Mezzo non lo è: l’ampliamento in sede implica un allargamento di 7-8 metri da un lato e di 10-11 dall’altro per un totale di 60-65 metri di piattaforma stradale che aumenta l’inquinamento atmosferico e acustico, avvicina il traffico alle abitazioni, incrementa la subsidenza di terreni già assoggettati a questi fenomeni, implica una forte congestione del traffico in sede di realizzazione del cantiere e, soprattutto, non crea un’alternativa all’attraversamento di Bologna. In soldoni, se si verifica un incidente, l’Italia resta divisa in due".
Come può impattare meno scavare gallerie sotto i Colli?
"Proprio perché non si sottrae terreno all’ambiente e si banalizza l’attuale tangenziale-autostrada lasciandola alla città. Nei miei calcoli per collegare Pontecchio Marconi a San Lazzaro passando sotto la collina servono 13150 metri, di cui il 74% è in galleria. Ciò permetterebbe di recuperare anche gli inquinanti emessi, trattarli prima di immetterli nell’ambiente. E oggi, con le Tmb, le cosiddette ’talpe’, si scavano 12 metri al giorno. Usandone due, in due anni e mezzo avremmo le quattro gallerie".
Ma quanto costa?
"Certamente il solo costo dei lavori sarebbe superiore per il Passante Sud, ma il Codice degli appalti dice anche che il valore e la convenienza di un’opera non devono essere misurati dal solo costo di realizzazione, ma tenuto conto anche degli altri costi come quello ambientale. Il Passante di Mezzo doveva costare 1,5 miliardi, siamo già a 3".
Comunque, qualcosa bisogna fare. O no?
"Sì, il traffico è destinato ad aumentare. Terze e quarte corsie sono la realtà ovunque in Italia. Possiamo far qualcosa per mitigare l’impatto, ma una reale alternativa – ad esempio il ferro – non c’è. Posso solo dire una cosa a favore del Passante di Mezzo rispetto al passato".
Quale?
"Probabilmente l’impatto in termini di inquinamento potrebbe essere ridotto rispetto ai calcoli di quale tempo fa per effetto del Green deal europeo che implica il passaggio all’elettrico. Ma le vendite vanno a rilento".