Uova e dolci Paska per i profughi

Agli ospiti ucraini del Living di Castenaso è stato offerto un dessert speciale, originario del loro Paese

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Un periodo pasquale difficile e sicuramente diverso da come se l’aspettavano. Lontano da casa e, per molti, lontano dai propri mariti, padri, genitori e amici. Ha un sapore malinconico questo periodo di festività per tutti i rifugiati ucraini che, ormai da due mesi, sono scappati dal proprio Paese. Non per questo, però, hanno perso il sorriso e la voglia di festeggiare e di stare in compagnia. E ieri, per alcuni, in occasione della celebrazione della Pasqua ortodossa, c’è stato un festeggiamento eccezionale grazie all’Hotel Living di Castenaso, al Comune e alla pasticceria Dolce Divino di via Bellaria 1 a Bologna. Durante il consueto pranzo consumato nella sala dell’albergo, come fanno ogni giorno, i rifugiati, mamme e figli, hanno finito il pasto con alcuni dolcetti, una trentina, che erano stati donati proprio dalla pasticceria Dolce Divino. I profughi, in tutto una cinquantina, che alloggiano al Living di Villanova, hanno potuto scartare alcune uova di Pasqua e i bellissimi ‘Paska’. A spiegare di cosa si tratta il pasticcere Massimo Lusa che gestisce l’attività di via Bellaria insieme alla sorella Paola: "Si tratta di un dolce tipico del loro paese. Appare, all’esterno, come un nostro tradizionale panettone, ma all’esterno è ricoperto da una glassa bianca di zucchero a cui io ho aggiunto alcune decorazione colorate di zucchero per rallegrare i più piccoli. Ci tenevo a donare questi trenta dolci per far sì che rivivessero i loro sapori tipici anche essendo lontani dal proprio paese e dalle proprie famiglie". Essere a casa pur essendo lontani da casa. Un gesto che è stato poi reso possibile dalla disponibilità del Comune di Castenaso che, nella giornata di giovedì, è andato a ritirare i dolci per, poi, portarli al Living dove, con la collaborazione dei dipendenti, ieri è stata una giornata di festa. Sorrisi, abbracci e tanta golosità per un momento di normalità e spensieratezza. "Pace e gioia. Questo vogliamo. Che questo incubo finisca". Queste le parole, chiare e semplici che hanno, poi, espresso, nonostante la fatica linguistica, i profughi del Living.

Zoe Pederzini

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