
I famigliari delle vittime con la presidente Daria Bonfietti ed Edoardo Purgatori
"Se non si riesce, dopo 45 anni ad avere giustizia, vogliamo almeno la verità". C’erano quasi duecento persone, ieri mattina, di fronte al Museo di Ustica, per chiedere che le responsabilità, per quell’atto di guerra nei cieli in tempo di pace, vengano scritte una volta per tutte. Per chiedere, come ha detto la presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime, Daria Bonfietti, che "dove non sono riusciti i tribunali intervenga la diplomazia: il Governo chieda agli Stati coinvolti, nostri amici e alleati, di dire la verità. Qual era l’azione criminosa che stavano conducendo quella notte e perché dopo 45 anni non riescono a rivelare chi ha potuto abbattere un aereo civile in tempo di pace? Poter scrivere l’ultimo pezzo di storia su questa vicenda è un problema di dignità nazionale". Al fianco di Bonfietti, per chiedere che cessi l’omertà su questa pagina nera italiana, il sindaco Matteo Lepore, la presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, gli onorevoli Virginio Merola e Andrea De Maria, il segretario della Cgil Michele Bulgarelli, ed Edoardo Purgatori, figlio del giornalista Andrea che per tutta la sua vita ha portato avanti una battaglia perché finalmente la verità sulla fine del Dc9 Itavia, con le sue 81 persone a bordo, emergesse. Un incontro voluto a pochi giorni dalla notizia della richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma dell’inchiesta bis sulla strage, nata nel 2008 dalle dichiarazioni rese dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
"La Procura di Roma – ha ribadito Bonfietti – non ci ha informato, abbiamo appreso della richiesta di archiviazione di un’inchiesta durata 17 anni dalla stampa. E a giorni dalla pubblicazione, malgrado le richieste e malgrado sia nel nostro diritto, ancora non abbiamo ricevuto questo atto, non abbiamo potuto visionarne le motivazioni". Una richiesta condivisa da tutti i presenti, tra cui i rappresentanti dei famigliari delle vittime della strage del 2 Agosto e dell’Uno Bianca. Il sindaco Lepore, da parte sua, ha parlato di una vicenda diventata "politica. Siccome abbiamo al governo qualcuno che non crede a ciò che è stato scritto nelle sentenze dei tribunali, allora si cerca di promuovere un clima mediatico, politico e anche giudiziario per cui quel muro di gomma di cui Purgatori ci ha parlato torna a essere una cosa tangibile. Di nuovo si creano associazioni per portare avanti le linee del depistaggio. Se oggi ci sono ancora forze politiche che danno credito a tesi alternative a quelle definite dai processi significa che c’è la volontà di negare quello che è successo e negare la verità. Ecco perché dobbiamo chiedere che venga inserito in Costituzione il diritto alla verità".
Nicoletta Tempera