Vaccini obbligatori al nido in Emilia Romagna, slitta a giugno la decisione del Tar

Il Tribunale amministrativo si esprimerà sui ricorsi dei genitori di Rimini e del Codacons contro la legge regionale che impone l’obbligo di vaccino per i bimbi iscritti al nido

Un bambino durante una vaccinazione. Foto d’archivio Germogli

Un bambino durante una vaccinazione. Foto d’archivio Germogli

Bologna, 5 aprile 2017 - Slitta al 13 giugno la decisione del Tribunale amministrativo dell’Emilia-Romagna sui ricorsi presentati contro la legge regionale che impone l’obbligo di vaccino per i bambini che vogliono iscriversi al nido per l’anno 2017-2018.

Dopo l’udienza di ieri, i giudici del Tar hanno depositato un’ordinanza e deciso questo: vogliono analizzare ulteriori documenti, che chiedono al ministero entro 45 giorni, e rimandano la decisione ad una successiva Camera di consiglio fissata per il 13 giugno. I giudici amministrativi nell’ordinanza, spiegano che la questione trattata è “di estrema delicatezza” oltre che di “particolare complessità”.

Ecco perché, prima di decidere, chiedono “una dettagliata e documentata relazione di chiarimenti, sui contenziosi in oggetto, da parte del Ministero della Salute”, a cui danno come tempo 45 giorni per depositare un serie di documenti, chiedendo innanzitutto di chiarire gli ambiti di competenza di ciascuna delle diverse Autorità in materia: ministero della Salute; Istituto superiore di Sanita’; Regioni e Aifa.

E poi una serie di carte, in particolare le note e le circolari citate dai ricorrenti relativi alla non disponibilità del singolo vaccino antidifterite. I due ricorsi, quelle dei genitori di Rimini e quello del Codacons, sono stati riuniti ai fini della decisione. I giudici hanno stabilito anche un’altra cosa, ovvero di tutelare ai fini della privacy i ricorrenti, i cui nomi infatti sono stati cancellati dall’ordinanza come ordinato alla segreteria.

L'assessore Venturi: "Andiamo avanti"

L'assessore regionale alle Politiche per la salute dell' Emilia Romagna, Sergio Venturi, ha commentato così la decisione del Tar: "Siamo soddisfatti: non c'è stato alcuno stop alla nostra legge regionale, né è stato messo in discussione l'obbligo vaccinale che abbiamo introdotto per l'iscrizione agli asili nido e ai servizi educativi e ricreativi, pubblici e privati, dell'Emilia Romagna. Siamo quindi più che mai convinti nel voler portare avanti questa che per noi, lo ribadiamo, è una misura di tutela della salute pubblica e di tutti i bambini, a partire dai più deboli ed esposti. E siamo orgogliosi di aver aperto la strada a livello nazionale, attivandoci su un tema ora nell'agenda del Governo e di altre Regioni, che guardano al nostro modello. Non c'è alcuna sospensiva, i provvedimenti in essere sono perfettamente esecutivi e noi, lo ripeto, andiamo avanti».

Codacons: "Una vittoria importantissima"

Secondo il Codacons, la decisione del Tar di chiedere una relazione al ministero della Salute sul tema vaccini prima di pronunciarsi sul ricorso presentato è "una importantissima vittoria perché i giudici non hanno rigettato le nostre tesi sull'impossibilità di vaccinare i bambini a causa della indisponibilità del vaccino anti-difterico, ma anzi hanno deciso di andare a fondo e vederci chiaro su tale aspetto".

Si tratta di una "una decisione che dimostra la correttezza della battaglia avviata dal Codacons che non è contro i vaccini, ma per la libertà delle famiglie di ricorrere i soli quattro vaccini riconosciuti come obbligatori dalla legge italiana". Ora "il ministero della salute, Aifa e industria farmaceutica dovranno tirare fuori i vaccini singoli perché l'attuale situazione di incertezza e impossibilità di vaccinarsi con i soli quattro vaccini obbligatori per legge sembra rispondere a logiche speculative che vanno ad unico vantaggio delle case farmaceutiche".

Per il Codacons "nessun bambino non vaccinato, fino a decisione definitiva della giustizia, potrà essere rifiutato da scuole e asili, e chiederemo alla magistratura di estendere le indagini già avviate in materia di vaccini alle autorità pubbliche, in relazione all'assenza di vaccini singoli in commercio in Italia".

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