Sanità, pronto soccorso carlino. Pierluigi Viale. "Vaccinarsi salva la vita"

Il direttore dell’unità operativa di Malattie infettive è stato interpellato da genitori e anziani

Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive

Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive

Bologna, 11 maggio 2018 - Contunuano gli appuntamenti con i medici, i primari e gli specialisti del Policlinico Sant’Orsola che si mettono a disposizione dei lettori del Resto del Carlino per domande, dubbi e consulti via mail o al telefono. La prima puntata della nostra iniziativa 'Pronto soccorso Carlino' è stata con il professor Pierandrea De Iaco, responsabile di Oncologia ginecologica del Policlinico Sant'Orosla, che ha risposto a domande su ‘Il tumore ovarico - Sintomi, prevenzione e opportunità di cura’. Questa è la volta di Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive, che ha risposto alle domande sul tema: ‘Vaccini - Dubbi, domande, risposte’.

I prossimo argomenti sono già fissati: asma e malattie respiratorie, i rischi per la salute dei bambini, problemi cardiaci, vaccini e menopausa. Per inviare le proprie domande, si può scrivere una email all'indirizzo prontosoccorsocarlino@gmail.com.

Ho avuto un figlio da poco e vorrei essere rassicurato sui possibili rischi delle vaccinazioni, chiede un giovane padre al professor Pierluigi Viale. «Le rispondo al 50% da medico e al 50% da papà di un bimbo di 2 anni e mezzo. Quando a tre mesi l’ho portato a vaccinarsi, nonostante io sia un testimonial delle profilassi, avevo un po’ di paura. Temevo anche che potesse venirgli la febbre. E invece è andato tutto bene. Con questa premessa voglio dirle che è lecito avere qualche paura, ma dovrà essere capace di vincere quell’attimo di perplessità, perché solo così non vedrà suo figlio stare male e avere il febbrone per il morbillo, la varicella, la pertosse e proteggerlo dalle complicanze».

Perché gli esperti parlano molto dell’importanza dell’immunità di gregge? «Se non raggiungiamo un livello di copertura vaccinale sufficiente per una malattia, il vaccino non diventa uno strumento di sanità pubblica, non riesce a proteggere le persone che non possono accedere alla profilassi, magari allergiche o immunodepresse, e vale solo per il singolo. Vaccinarsi è un dovere civile, come pagare le tasse e fermarsi al semaforo con il rosso. Lo spiego con un esempio: immaginiamo che piova e in piazza Maggiore ci siano 100 persone con l’ombrello e 10 senza, queste ultime si bagnano. Ma avessero l’ombrello in 2mila, quei 10 sarebbero coperti dall’ombrello degli altri. Questa è l’immunità di gregge per la comunità».

Un tempo era normale che i bambini prendessero morbillo e varicella. Come mai oggi si vaccinano tutti, chiede Giovanni? «Purtroppo la mia generazione è stata più sfortunata di quella attuale perché prima non c’erano i vaccini contro morbillo, varicella e pertosse. Se vacciniamo i bimbi evitiamo di vederli pieni di pustole, con tossi insistenti e febbre elevata ed evitiamo anche che i genitori restino a casa dal lavoro per assisterli. Al Sant’Orsola tempo fa abbiamo ricoverato due gemellini neonati che hanno rischiato di morire per la pertosse: in famiglia non c’era un’adeguata copertura vaccinale».

Ho 80 anni, quali vaccini mi consiglia? «Alla sua età è fortemente indicato il vaccino antipneumococcico perché protegge non solo i nonni, ma anche i nipoti. E inoltre il servizio sanitario regionale lo offre gratuitamente agli over 65. Nell’offerta vaccinale ora è entrato anche il vaccino contro l’Herpes zoster, consigliato a chi ha avuto la varicella perché il virus resta nell’organismo e poi, a un certo punto, può manifestarsi l’Herpes. Ricordo, inoltre, che è fondamentale sottoporsi al vaccino antinfluenzale».

Gli anziani devono fare ogni anno il vaccino contro l’influenza? «Certo, perché i virus mutano. Purtroppo, la nostra adesione a questa profilassi è ancora molto bassa. Eppure l’influenza non è una malattia banale: lo scorso inverno in Emilia Romagna sono stati registrati 68 casi gravi e 32 morti. Inoltre, l’influenza ha anche una grande spesa sociale, se pensiamo al costo di un ricovero nelle malattie infettive, nelle terapie intensive, al sofraffollamento negli ospedali e alle assenze dal lavoro».

Mio figlio ha 42 anni e viaggia molto per lavoro. Si è vaccinato contro il morbillo, deve fare un richiamo? «No, il richiamo non serve, ha già sviluppato gli anticorpi necessari per evitare il contagio. Il morbillo è una patologia a trasmissione interumana, quindi da uomo a uomo, da un malato a un’altra persona. In questo caso, non c’è alcun serbatoio del virus. Quindi, questo vuol dire che ci vacciniamo ancora poco, perché se tutti fossimo vaccinati, non solo non scatterebbe l’epidemia di mobillo a cui abbiamo assistito nelle ultime stagioni invernali, ma il morbillo sarebbe una malattia eradicata». 

Perché viene proposta un’unica somministrazione per più vaccini? «Il servizio sanitario regionale e gli esperti sono arrivati a questa proposta per due motivi: si ritiene che siano tutti utili e viene fatta una sola iniezione. Sono formulazioni preparate in particolare per i bambini».

Qual è il rapporto rischio-beneficio per le vaccinazioni? «È stato dimostrato dalla storia che tante malattie sono state eradicate con i vaccini. Pensiamo al vaiolo, alla poliomielite, alla difterite. E ogni volta che è saltata la catena vaccinale, per guerre, motivi politici o fake news, la malattia è ricomparsa. Ci vogliono molti anni di assenza di una patologia per poter fare a meno della profilassi. La poliomielite in Italia non c’è più dagli anni Sessanta, ma continuiamo a vaccinare i nostri figli perché esistono serbatoi nel mondo dove la malattia è presente. È la migliore dimostrazione del rapporto rischio-beneficio».

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