Vaccino anti Covid, il medico dell'esercito: "Gesto di rispetto per gente che soffre"

Bologna, Sanapo sarà il primo a farsi somministrare l’antidoto, stasera. "Noi in prima linea, dagli ospedali ai drive-through"

Il tenente colonnello Luca Sanapo con il camice indossato durante la missione a Rivoli

Il tenente colonnello Luca Sanapo con il camice indossato durante la missione a Rivoli

Bologna, 11 gennaio 2021 - Il vaccino anti Covid alle forze dell’ordine. Meglio: per ora, agli operatori sanitari delle forze dell’ordine. Oggi cominciano i primi trenta, che lo faranno tra l’altro ’inaugurando’ la nuova fascia oraria dei vaccini serali, in Fiera, sottoponendosi alla somministrazione tra le 21 e le 22. In lista, medici e operatori sanitari di esercito, aeronautica, polizia, carabinieri e finanza, impegnati in prima linea contro il virus. Tra loro c’è il medico comandante dei due drive-through di Unipol e Fiera, il tenente colonnello Luca Sanapo.

Una bella opportunità? "È un momento che stavamo tutti aspettando. Molti di noi sono stati impegnati fin dal primo lockdown in situazioni complicate legate alla pandemia. Abbiamo visto persone soffrire, molte non ce l’hanno fatta: vaccinarci è anche un gesto di rispetto nei loro confronti, che non hanno avuto la stessa opportunità ora offerta a noi".

Lo sforzo dell’Esercito è tuttora importante, nell’emergenza. "Tutte le forze armate hanno contribuito, ma l’Esercito è stato il più coinvolto, anche per una questione di forza numerica. Abbiamo prestato servizio negli ospedali da campo militari – io stesso sono stati due mesi e mezzo in Piemonte, a Rivoli, in un reparto Covid di Terapia subintensiva –, ma non solo. Siamo stati distribuiti anche su impieghi extra ospedalieri, per esempio di supporto logistico, necessario per trasportare farmaci o l’occorrente per costruire un ospedale da campo".

Come ha vissuto la pandemia, dal punto di vista professionale? "Dopo essere stato in Piemonte, ho fatto rientro a Bologna all’inizio dell’estate, quando l’emergenza pareva meno pressante. Ma la situazione è rimasta sul filo del rasoio. Abbiamo dovuto gestire al meglio i tantissimi militari occupati in operazioni quali ’Strade sicure’, che, muovendosi e incontrando molta gente, erano continuamente esposti al contagio. In quel frangente, abbiamo avviato un’attenta attività di sorveglianza sanitaria, con addestramento alla difesa dal Covid tramite corsi di formazione". Avete avuto casi di positività? "Qualcuno, ma gestito perfettamente: i militari contagiati sono stati immediatamente isolati in appositi reparti nelle caserme. Per fortuna, per nessuno c’è stato bisogno di ricovero in ospedale".

Ora lei è il responsabile dell’attività dei tamponi nei punti drive-through. Come sta andando? "All’Unipol di Casalecchio abbiamo superato i 15mila tamponi in due mesi, in Fiera diecimila. Insomma, oltre 25mila tamponi in un bimestre, grazie all’impegno dei un team interforze (esercito e aeronautica) al servizio dell’Azienda sanitaria. Un impegno considerevole, che continueremo a mantenere finché ce ne sarà bisogno".

E sui vaccini? "Vedremo come e se saremo impiegati pure nella campagna vaccinale. Prevediamo di occuparci almeno della somministrazione ai nostri militari, quando sarà il momento, ma se l’Ausl dovesse chiedere il nostro supporto anche negli hub di vaccinazione saremo pronti".

Oggi quindi chi si vaccina? "I sanitari dell’esercito attualmente impegnati sul campo nelle attività diagnostiche dei drive-through, e i nostri Osl, gli operatori logistici della sanità. Siamo una ventina, poi ci sarà una decina di sanitari di altre forze. Quando la campagna si allargherà, miriamo a vaccinare per primi i militari più a rischio, come appunto quelli impiegati in Strade sicure".

Un’ultima domanda: ha deciso di vaccinarsi senza esitare? "Ritengo che vaccinarsi sia una responsabilità individuale e sociale. Individuale perché tutela la nostra salute, sociale perché protegge gli altri e fa tesoro di un’opportunità che molti non hanno avuto. È anche una responsabilità professionale: non possiamo permetterci di ammalarci proprio ora, rischieremmo di mettere in crisi il sistema, dato che i nostri numeri non sono illimitati. Infine, dobbiamo dare un messaggio ai cittadini: con la vaccinazione si apre un nuovo periodo della nostra vita, finalmente più tranquillo e sereno".

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