Bologna, vaccino covid alla figlia: i giudici dicono no

La Corte rigetta il ricorso del padre di una tredicenne spinta a non immunizzarsi dalla mamma No vax. La Corte: "Niente ordini"

A Bologna e provincia la percentuale complessiva degli immunizzati è superiore al 90%

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Bologna, 30 marzo 2022 - Nessuno dei genitori "è idoneo" a decidere sulla vaccinazione anti Covid della figlia di 13 anni ’contesa’. Così ha deciso la prima sezione della Corte d’Appello chiamata a pronunciarsi sul ricorso avanzato dal padre della minorenne e finalizzato a ottenere il "sì" al vaccino anche contro la volontà della madre. Una ’guerra’ familiare sulla pelle dell’adolescente, inizialmente andata a cozzare contro le maglie di una giustizia-lumaca, con l’udienza fissata in prima battuta il 24 febbraio 2023 poi anticipata all’11 marzo scorso.

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Ricorso

Succede a Bologna tra i genitori dell’adolescente: lui ’sì vax’, lei con idee opposte e accusata dall’ex di aver "suggestionato" la figlia, inizialmente favorevole al vaccino, e di "averle fatto il lavaggio del cervello" dopo "otto mesi vissuti esclusivamente con lei". Nemmeno l’invito della pediatra è servito a qualcosa, così il padre ha optato per le vie legali, presentando il 28 settembre 2021 ricorso in tribunale attraverso l’avvocato Lorenzo Casanova. "L’opposizione materna alla vaccinazione – sottolineava il 2 novembre il Tribunale civile – si fonda essenzialmente su tre rilievi: il rifiuto espresso dalla minore di sottoporsi all’inoculazione del vaccino; la non conoscenza, allo stato, degli effetti collaterali; il grave rischio a cui sarebbe inutilmente sottoposta la ragazzina, trattandosi di un vaccino ancora in fase sperimentale".

La decisione

Scrivono ora i giudici della Corte Paola Montanari, Antonella Allegra e Rosario Lionello Rossino che "non vi è dubbio che attribuire la scelta alla madre potrebbe ulteriormente avallare l’attitudine della stessa a non coinvolgere il padre nelle decisioni riguardanti la figlia" e ad evitare "il confronto". Soprattutto "consentire l’adozione di determinazioni in contrasto con il diritto alla salute della minore". Ma dall’altra parte l’attribuzione al papà, "con il quale manca una relazione empatica", porterebbe ad "acuire la conflittualità" con la figlia "stante il suo convincimento di non volersi sottoporre alle ingiuste decisioni adottate da un genitore che neppure vuole incontrare" e che, come evidenziato dal Ctu in aula, "non è in grado di approcciarsi adeguatamente con lei". Insomma, secondo il ragionamento della Corte, "il conflitto" padre-figlia arriverebbe "alle estreme conseguenze" qualora l’uomo "decidesse di sottoporla a vaccinazione senza un ragionato e diretto confronto".

Certificato verde

La tredicenne ("che non risulta aver avuto adeguate informazioni sulle ragioni scientifiche a supporto della vaccinazione"), nel frattempo il Covid l’ha già avuto "ed è dotata di certificazione verde valido fino al 21 luglio 2022". Ma ciò, sottolineano ancora da Palazzo Baciocchi, "non significa che sia venuto meno l’interesse" alla protezione, per poi ricordare la normativa sanitaria vigente in caso di infezioni: "L’aver contratto la malattia non esclude affatto che la minorenne possa essere vaccinata a tutela della sua salute, in relazione alla riduzione della risposta immunitaria con il decorso del tempo". Anche se la sua attuale "immunizzazione, comunque, consente di ritenere meno urgente la scelta oggetto del procedimento". I giudici, non dimenticando l’articolo 32 della Costituzione, sottolineano infine che "nemmeno a questa Corte e nè al Tribunale, è consentito autorizzare, ossia ordinare, la somministrazione del vaccino e neppure nominarle un curatore". Non resta che affidarsi al Servizio sociale incaricato e chiamato a un "percorso riconciliante e formativo" con l’aiuto di uno psicologo e "anche senza il consenso dei genitori".

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