Variante di Valico, seconda richiesta di archiviazione

Secondo la Procura non vi furono responsabilità dei progettisti per le frane Nel 2015 il Gip aveva ordinato un supplemento di indagini

La cerimonia per l’inaugurazione della Variante di Valico

La cerimonia per l’inaugurazione della Variante di Valico

San Benedetto Val di Sambro (Bologna), 12 ottobre 2016 - La procura ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione dell’inchiesta a carico di ignoti sui danni provocati dalle frane attivate nell’area di San Benedetto Val di Sambro, interessata dagli scavi delle gallerie della Variante di valico dell’autostrada A1, inaugurata nel dicembre 2015.

L’indagine, per disastro colposo e frana, era nata dalle denunce del comitato dei residenti di Ripoli. Il fascicolo era tornato alla Procura dopo che il gip Andrea Scarpa, nel gennaio 2015, aveva ordinato ulteriori atti istruttori. La Procura conclude nuovamente per l’insussistenza del fatto, «attesa la non attribuzione ad alcuno dei movimenti franosi riscontrati nel territorio di San Benedetto Val di Sambro a far data dal 2011 e in concomitanza con la realizzazione delle gallerie» e «l’accertata tempestiva assunzione, da parte di tutti i soggetti responsabili dei lavori, delle iniziative e misure più efficaci per monitorare e limitare le conseguenze dannose dei fenomeni franosi». Il gip aveva ordinato nuove indagini.

Il pm ha disposto un supplemento di consulenza tecnica che ha confermato le prime conclusioni. I lavori di progettazione, osserva la Procura richiamando la consulenza, si basarono sul materiale a disposizione dell’epoca, con riferimenti alle carte di franosità della Regione e con dei limiti, che «tuttavia appaiono essere stati superati solo al momento della concreta esecuzione dei lavori che portarono all’evidenza della direzione lavori e delle ditte esecutrici le imprevedibili particolarità della ‘formazione di Monghidorò».

Un’area di estrema complessità, secondo i periti. Si è dunque al cospetto di un fenomeno «la cui effettiva, reale consistenza risulta non ancora completamente acquisita neppure ad opere in stato di ampio avanzamento»; c’è di conseguenza un’obiettiva difficoltà a definire con quali strumenti conoscitivi i progettisti avrebbero dovuto o potuto correttamente individuare le precise caratteristiche. Ne risulta, «l’impossibilità di contestare agli autori dei progetti una colpevole mancanza di attenzione tale da destinare a lavori di scavo un’area propensa a franare». E, secondo il pm, «non vi sono elementi per affermare che una diversa progettazione, una diversa collocazione del tratto stradale della Variante di Valico avrebbe sicuramente escluso l’insorgere di movimenti franosi».

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