Variante di Valico, il comitato. "A Ripoli la frana si muove ancora"

L’allarme lanciato dal portavoce Dino Ricci: "I lavori al viadotto sono solo maquillage"

Dino Ricci, portavoce del comitato nato a seguito della frana di Ripoli

Dino Ricci, portavoce del comitato nato a seguito della frana di Ripoli

Bologna, 17 agosto 2018 – «‘Loro’ fanno le cose, poi i cittadini per aver giustizia devono andare per tribunali. Perché con ‘loro’ parli solo per avvocati». ‘Loro’ sono gli uomini di Autostrade, la società contro la quale Dino Ricci, portavoce del comitato nato a seguito della frana di Ripoli, insieme con uno sparuto gruppetto di residenti, ha citato in giudizio per i danni causati alle loro abitazioni – a dire degli abitanti – dai lavori per la Variante di Valico dell’A1. L’inchiesta penale è finita archiviata nel 2016 per l’impossibilità di individuare soggetti penalmente responsabili della riattivazione del movimento franoso. Autostrade ha destinato 1,3 milioni di euro in lavori di consolidamento e opere nella frazione di San Benedetto Val di Sambro e raccolto oltre 200 richieste di indennizzo. Ma c’è chi come Ricci, geometra ed ex tecnico di Italstrade, a 80 anni suonati è pronto ad andare avanti.

Perché?

«Perché la frana è attiva e non esiste soluzione. Ho letto di recente sul Carlino gli ultimi dati del monitoraggio forniti dal sindaco: siamo sui 5 millimetri all’anno di movimento, quando un tempo alcune zone periferiche il fronte si muoveva anche di mezzo metro».

E la frana non le sembra ferma?

«No, una frana lenta è sempre una frana, come le carte geologiche della regione indicano. Per questo chiedo al sindaco che il monitoraggio continui per 30 anni e non si chiuda dopo i cinque pattuiti. È preoccupante».

In che senso?

«I movimenti del versante – che poi interessano come zona anche il viadotto Rio Piazza e l’autostrada – dipendono dalla stagionalità e dalle intemperie accentuate. Per fortuna da 3-4 anni non ci sono grandi piogge, ma se capita una colonna d’acqua la prima cosa che fa la protezione civile è allertare le zone in frana».

Nel 2012 lei denunciò proprio le condizioni del viadotto Rio Piazza.

«Erano terribili, poi è stato fatto un intervento che ritengo di maquillage. Il sindaco dovrebbe preoccuparsi del perché non sia possibile ottenere un monitoraggio più lungo».

Qual è il danno che ha quantificato?

«Feci fare una perizia a uno studio importante di Bologna, che quantificò in 300mila euro per un immobile e altrettanti su un altro i soldi necessari solo per la messa in sicurezza».

La sua casa ha perso valore?

«Certo. Negli anni mia moglie ed io abbiamo investito per ristrutturare quegli immobili, di cui uno del ‘600, e dal 2011 a oggi casa nostra si è mossa di 9 centimetri. Lei la comprerebbe?»

A che punto è la causa?

«Abbiamo udienza a dicembre. Il consulente del tribunale ha già fatto un paio di sopralluoghi, quest’anno, ma manca ancora la relazione».

Vive ancora a Ripoli?

«Ormai sto più in Abruzzo che a Bologna. A Ripoli vedo il lento progredire del dissesto».

Il viadotto lo percorre ancora?

«No, perché non ne ho bisogno per i miei spostamenti».

LEGGI ANCHE Archiviata l'inchiesta sulle frane

LEGGI ANCHE I vigili emiliani al lavoro a Genova

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro