Varicella Bologna, 50 casi in un anno al Pronto soccorso pediatrico

I dati del Sant'Orsola. Tre casi di pertosse, una bimba è finita in rianimazione. Anche il morbillo continua ad aumentare. "Vaccinare di più"

Virus e batteri continuano a circolare

Virus e batteri continuano a circolare

Bologna, 23 gennaio 2019 - L'allerta sulle malattie infettive resta alta: lo dimostrano i numeri del Pronto soccorso pediatrico del Sant’Orsola. Dal 2018 alla scorsa settimana sono stati registrati 50 accessi per varicella e per un caso è stato necessario il ricovero per le complicanze; 4 per morbillo, con i baby pazienti trattenuti tutti per 24 ore nel reparto di osservazione breve intensiva; 4 per parotite, con i malati dimessi in giornata; 3 casi di pertosse, con l’ingresso della bambina di 4 mesi in pericolo di vita, ricoverata prima in rianimazione pediatrica e poi in Pediatria d’urgenza; una meningite causata dal batterio Haemophilus influenzae: è la storia della bambina di 10 mesi salvata dopo il ricovero in rianimazione pediatrica, a cui è seguita una degenza di due mesi in Pediatria d’urgenza.

Insomma, i numeri dimostrano che virus e batteri continuano a circolare. Adriana Giannini, responsabile del servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione, precisa che "alla fine del 2017 la copertura al 24° mese per il vaccino esavalente era del 94%, mentre quella per morbillo, parotite e rosolia era del 91,1%, mentre le vaccinazioni contro il meningococco non fanno parte delle obbligatorie. Quella contro il tipo B è stata inserita nel calendario vaccinale dal 2007, quella contro il C dal 2006. Proprio sul meningococco, registriamo una maggiore attenzione, tanto che per il tipo B la Regione ha previsto di offrire la vaccinazione, molto costosa, fino ai minori di 18 anni con un copagamento di 50 euro per dose, non per l’intero ciclo".

In Emilia-Romagna sono stati notificati in tutte le età 252 casi di pertosse nel 2016, di cui 32 in bambini con meno di un anno, l’anno successivo 232, di cui 41 in bambini con meno di un anno, e 211 nel 2018. Passiamo al morbillo: 87 casi nel 2016, 88 nel 2017 e 96 lo scorso anno. I dati del 2018 non sono ancora consolidati.

Fabio Tumietto, responsabile della rete interaziendale (Sant’Orsola-Ausl) di programmi di utilizzo appropriato di antibiotici e controllo delle infezioni ospedaliere, spiega che "quando lo choc settico è causato da meningococco, nell’organismo avviene un cataclisma, uno tsunami: il batterio ha in sé la caratteristica di perturbare il sistema immunitario della persona attraverso meccanismi a cascata che rendono incontrollabile il danno a carico dei tessuti, dell’apparato cardiovascolare e del sistema coagulativo. Così ci si ritrova con un malato che precipita in poco tempo". Ed è quello che è capitato al piccolo David, di 2 anni. Ma non ci sono segnali che possono essere colti? "Sì, piccole petecchie sulla cute, che dimostrano l’incapacità di coagulare il sangue – osserva l’infettivologo –, anche se in molte situazioni la loro comparsa è più lenta, perché il sistema immunitario reagisce e così c’è il tempo per i farmaci di agire. Tuttavia, ci sono anche situazioni legate alla quantità di microrganismi presenti e c’è il concreto il rischio che in poche ore ci sia un’evoluzione inimmaginabile".

Diverso, sottolinea l’infettivologo, "quando il microrganismo è responsabile della meningite meningococcica, dove si possono avere una serie di quadri clinici con meningite classica, ma c’è più spazio per l’intervento farmacologico o di sostegno; se invece la meningite è molto grave, l’evoluzione è talmente rapida che non è molto diversa dallo choc settico".

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