
L’ingresso di Coin in via Rizzoli: dal 31 luglio giù le serrande per l’attività sotto le Due Torri. Ma si cercherà un ricollocamento in città dopo l’annuncio al ministero sulla chiusura
Ventisei dipendenti diretti. E altri sei associati. Trentadue lavoratori, la maggior parte oltre i 50 anni, rischiano la cassa integrazione. E non si sa quanto tempo potrà durare l’indennità. Tanto che l’azienda Coin ieri mattina, al tavolo con la Filcams Cgil, ha già predisposto un piano di ammortizzatori sociali, confermando la chiusura del punto vendita di via Rizzoli dal 31 luglio. Oltre alla crisi aziendale, finita martedì al Mimit, per il negozio sotto le Due Torri si è aggiunto il problema della locazione dell’immobile. Un aumento, del contratto di affitto, che scadrà e non verrà rinnovato visti gli aumenti. "Per l’azienda non è gestibile", spiega Helen Yemane della Filcams Cgil di Bologna che segue da febbraio la questione Coin. Ieri mattina era seduta al tavolo con la segreteria generale Anna Maria Russo, la direttrice del punto vendita Coin Bologna e l’amministratore della sede Venezia-Mestre. "L’azienda ha detto che si adopererà per un altro immobile ma ancora non lo ha. A spaventarci è proprio l’indicazione di tempistiche perché potrebbero volerci dai 4-5 mesi fino a un anno. Parliamo di dipendenti che hanno contratti di qualità, firmati oltre 25 anni fa, con un’età media tra i 50 e i 60 anni", prosegue Yemane.La richiesta della cig sarà di 12 mesi per cessazione.
La situazione preoccupa anche le altre sigle sindacali. Samantha Ferraro, funzionaria Fisascat Cisl Area Metropolitana Bologna, spiega: "Bologna è un territorio grande e non ti aspetti che un’azienda così grande decida dall’oggi al domani di mettere lavoratori in cassa integrazione e poi di cercare un nuovo affitto. Quanto rimarranno in cassa integrazione i lavoratori? Siamo preoccupati di questa mancata trasparenza".
Nicholas Masetti