CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Vigilessa uccisa, la moglie di Gualandi: “Sofia continuava a insistere, ma lui ha scelto me. E non ha retto”

Continua il processo in primo grado all’ex comandante della Locale di Anzola. In aula oggi anche l’amica di Stefani, il fidanzato della vittima e l’ex amante

Sofia Stefani e Giampiero Gualandi (in aula)

Sofia Stefani e Giampiero Gualandi (in aula)

Bologna, 28 aprile 2025 - Prosegue il processo a Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola, imputato di omicidio volontario aggravato della ex collega, davanti alla Corte d'assise presieduta da Pasquale Liccardo.

Antonella Gasparini, l’amica di Sofia Stefani

Sofia Stefani, vigilessa di 33 anni, è stata uccisa da un colpo di pistola partito dall'arma di servizio di Gualandi nell'ufficio dell'ex comandante, il 16 maggio 2024. Dopo le testimonianze di due del Poligono (il presidente della sezione bolognese del Tiro a segno Nazionale e uno degli istruttori), è stato il turno di Antonella Gasparini, un'amica della vittima, che ha riferito che tra Sofia e Gualandi c'era un rapporto sessuale e "lui le aveva fatto anche molte promesse relative anche al lavoro", quindi promesse di vantaggi lavorativi.

Un rapporto, quello tra i due, che Gasparini definisce "tossico" aggiungendo che i due "litigavano spesso" e che c'erano dei "rapporti molto tesi". "Una volta lui gli disse 'Guarda che io ho una pistola' e io dissi a Sofia di stare attenta – dice Gasparini –, ma lei mi rispose 'No, ma scherza, se ne dicono tante, ma figurati'. Ma io riferii di questo anche a mia figlia perché ero molto scossa". E aggiunge che Sofia lo ammirava, ammirava l’abilità di Gualandi con le armi, la sua era "una venerazione". Nell'udienza dovrebbe testimoniare anche la moglie di Gualandi.

Il fidanzato di Sofia: "Chiamava Gualandi 'il mio nonnino', sapevo che c'era qualcosa tra loro"

In aula parla il fidanzato di Sofia, Stefano Guidotti, rispondendo alle domande del pm Lucia Russo: "Noi stavamo insieme dal 2009, quindi da 15 anni. Avevamo il nostro equilibrio, stavamo bene, mi prendevo cura di lei. Era una persona molto fragile, aveva una personalità molto bella, gioiosa, affabile, simpatica con tutti, ma era incapace di gestire le emozioni. A volte riusciva a 'scaricare' con un abbraccio. Stavamo insieme sempre". Gualandi "l'ho visto per foto e una volta in videochiamata. Lei lo chiamava 'il mio nonnino', di lui si fidava tanto, specie per il lavoro, ne parlava molto spesso. A un certo punto ho intuito che ci fosse qualcosa, ma era surreale per certi aspetti". Al testimone vengono quindi mostrate delle foto, in alcune c'è Gualandi nudo. Foto che il fidanzato di Sofia aveva trovato salvate nel Cloud del telefonino. "Mi ha raccontato che era andata dal dentista - prosegue Guidotti -, dopo che Gualandi le aveva rotto un dente dandole un ceffone. Un dente che si era già rotto in precedenza , una volta che lei pattinava". Non fu l'unico episodio di scontro fisico. "Verso gennaio venne a casa con dei lividi sul corpo, disse che aveva discusso con Gualandi per incomprensioni. Da un po' mi ero accorto poi dei puntini sulla pelle e aveva delle macchie anche sulle gambe. Questo, dopo che era tornata da Cervia. Il medico ci disse che erano dei semplici lividi. E anche in altre occasioni la vedevo con dei lividi, lei si giustificava dicendo che aveva preso uno spigolo e cose del genere".

Sul fronte professionale e sulle promesse che Gualandi avrebbe fatto a Sofia a livello lavorativo, Sofia sarebbe dovuta essere ripescata dalla graduatoria di Sala e sarebbe stata messa in un ufficio interno". E il fidanzato sottolinea: "Non l'ho mai vista maneggiare un'arma". Guidotti non riesce a trattenere le lacrime e scoppia a piangere quando racconta dell'ultima volta in cui vide Sofia: "Andammo a cena e pagò lei, cosa che di solito non accadeva".

L'ex amante: "Sofia aveva minacciato di denunciarmi se avessi rotto con lei, me la ritrovavo ovunque"

Dopo il fidanzato, in aula è il turno dell'ex amante di Sofia, Piero Bernardi, che riferisce di aver avuto una relazione in due fasi: "Una volta eravamo in intimità e le stavo facendo il solletico, lei si arrabbiò moltissimo e iniziò a picchiarmi. Io la tenni fermi cercando di calmarla e per questo le causai dei lividi polsi, lei andò a farsi refertare e mi minacciò, dicendo che mi avrebbe denunciato se non avessi continuato la relazione con lei. Così mi ritrovai a farle da cavalier servente" nel periodo successivo. Aveva un contatto con colui che aveva memorizzato come "il sommo" o "l'altissimo", che immagino fosse Gualandi, e lui "le aveva mandato una sua foto intima". Poi racconta di aver provato in ogni modo a "sganciarmi, a chiudere con lei, ma mi scriveva con account falso e me la ritrovavo davanti al lavoro, dove mi inseguiva, mi filmava, mi fotografa, e anche davanti casa, una volta anche alla partita di basket di mio figlio". Poi, dopo una sospensione di circa un anno, è ripresa in parte la loro relazione, poi lui racconta di essere entrato invece in una fase diversa, diventando una sorta di tutore della ragazza per aiutarla nella preparazione dei concorsi.

Un rapporto, quello tra loro due, che durava dal 2017 e poi, nelle varie fasi, "c'è stato fino a un paio di anni fa, ma in questa forma di tutore, di mentore, diciamo". Nel periodo prima dell'omicidio, Sofia "stava tranquilla anche per due o tre mesi, e poi un giorno invece partiva all'improvviso questo flusso di chiamate, voleva interagire con me per parlare di lavoro o perché la portassi fuori a cena. Dopo la tranquillità c'erano questi 'picchi' improvvisi, come una marea". Poi, "l'ultima volta che l'ho vista era felice". "Mi sono anche rivolto a un centro antiviolenza" per le "continue aggressioni di Sofia", ma "mi hanno riso in faccia perché sono un uomo grande e grosso". Una volta, precisa Bernardi, "ho anche chiamato il 112, ero per strada e lei è arrivata".

La moglie di Gualandi in aula: "Lei continuava a insistere, ma mio marito aveva scelto di restare con me. Era distrutto dal dolore. È ovvio che non ha retto"

Nel pomeriggio è il turno della moglie, Maria Elisabetta Gennari, rispondendo alle domande del pm Lucia Russo ha dichiarato di aver scoperto il 29 aprile la relazione del marito con la Stefani, "ma il sospetto l'ho avuto il giorno prima, perché quel giorno, il 28, mio marito non stava bene, sembrava avere un infarto. Siamo andati al pronto soccorso, e sentii che al telefono diceva ‘non ti preoccupare, sono stato accompagnato dagli amici di Rimini, lasciami stare, lasciami in pace’. Lui accorgendosi che c'ero io ha chiuso la chiamata, e ho visto che c'era scritto Stefani Pm. Anche il 24 aprile mi pare era arrivata una chiamata della Stefani. Non avevo trovato strano che mio marito venisse coinvolto in queste telefonate, perché quando c'erano problemi al lavoro lui era sempre disponibile. Il nome di Stefani lo conoscevo già da tempo, perché mio marito mi aveva parlato delle sue problematiche lavorative e in qualità di sindacalista era coinvolto".

"In casa, quindi, mi ha sempre raccontato di lei e del suo coinvolgimento come sindacalista - prosegue la signora Gualandi -. Fin lì mi sembrava tutto normale. Quello che mi è sembrato strano è stato che lei lo chiamasse il 29 di aprile, così come che lui abbia chiuso il telefono mentre ero lì. Il giorno dopo il 30 ho affrontato l'argomento direttamente con lui, che mi ha confermato che aveva avuto una relazione con lei e che era terminata a febbraio, ma che lui continuava ad aiutarla nella situazione lavorativa", aggiungendo che "purtroppo non si limitava a problemi lavorativi, ma lo invitava a lasciare la famiglia e ad andare con lei. Potete immaginare come posso essere rimasta. Avevo avuto tutta la notte per pensare e io ho detto: lo lascio libero di scegliere, e lui mi disse che la scelta l'aveva già presa da tempo ed era quella di rimanere con me e in famiglia".

Intenzione che poi, specifica la moglie, ripeterà più volte nei giorni seguenti. "Lo stesso giorno, lei ha chiamato ripetutamente mio marito, ero molto arrabbiata e mi sono fatta dare il telefono e ho risposto alla Stefani, qualificandomi, e le dissi di lasciarlo in pace, che lui aveva già scelto di restare con noi. Ha richiamato, ha messo il telefono in vivavoce, lei diceva 'devi venire con me', lui le ripeteva di aver fatto la sua scelta. Poi il primo maggio il telefono suo l'avevo io ed era un continuo squillare, da numeri anche fissi , uno di un bar e uno di un ristorante, dalle 15 alle 19 continue chiamate. Poi, dopo, abbiamo chiamato la Stefani, lei era arrabbiatissima e lui le ha ripetuto che aveva fatto la sua scelta. Lei allora ha detto 'vuoi stare con quella lì?' usando un termine dispregiativo nei miei confronti e lei disse una cosa come 'allora come la mettiamo con figlio che ho in grembo?’. Allora io le ho detto 'Faremo il test del Dna', lei ha detto no, vediamoci adesso. In quel momento non era possibile, ma avevo accettato questo incontro a quattro (anche con il fidanzato di lei). Il 4 maggio lui ha ripreso a lavorare, alle 10.30 lui mi chiama in modo concitato dicendo che l'aveva chiamato lei in ufficio, insisteva per quell'incontro. Il 5 maggio mi disse di essere distrutto per il dolore che aveva causato a me e ai figli e che non sapeva spiegarsi come tutto questo fosse successo, ma che il fatto che io l'avessi scoperto e ne stavamo parlando gli dava la speranza di poter stare insieme. Poi lei è tornata alla carica per quell'incontro e lui gli ha detto 'ok', anche se ribadendo che la cosa era finita. 'Ma io non terrei neanche un figlio tuo', disse lei". Poi, "l'unico dubbio l'ho avuto sabato 11 - riprende la moglie -, eravamo a Livorno, partecipavamo a danze ottocentesche. Mi disse che stava guardando delle foto. E io ho lì ho avuto un sospetto". E poi: "Delle conversazioni intime e frequentazione che continuavano anche in quel periodo, ne sono venuta a conoscenza solo dopo". Ci fu anche una gita di Gualandi e Stefani subito dopo, all'abbazia di Monteveglio, "so che lei voleva andarci per motivi religiosi". Io "avevo paura di lei, non lasciava spazio agli altri di parlare, pensavo non fosse equilibrata. Chiesi a mio marito se lei era in possesso di un'arma, ma mi disse di no". Poi affrontano il tema delle condizioni di salute del marito, "nel 2020, quando poi subì un demansionamento. Poi ha vinto il processo per mobbing, ma non gli è stato ridato il suo ruolo, ne ebbe solo uno a Crevalcore. Lui era particolarmente depresso". Poi tornò a lavorare ad Anzola, "dove subì un nuovo demansionamento, a fine ottobre 2023 fu recluso a occuparsi della gestione dei ricorsi. Ed ebbe una nuova depressione. Si è trovato molto solo dal punto di vista lavorativo, ha smesso di mangiare, di vivere la sua quotidianità. Cercavo di aiutarlo, ma lui si era molto chiuso. Ha avuto anche problematiche di salute importanti". La moglie di Gualandi prosegue dicendo che "la Stefani non lo lasciava in pace". Lui però diceva che "aveva riconosciuto quella relazione come un errore e aveva deciso di sospenderla, ma lei ha continuato a insistere. È ovvio che lui non ha retto". Il pm: "Sapeva che si vedevano anche a casa vostra?" L'avvocato Valgimigli fa opposizione e poi scoppia un battibecco in aula tra accusa e difesa. "L'arma non l'ha mai portata a casa", a parte in qualche rara occasione, precisa poi la moglie. Ha avuto un'altra relazione extraconiugale, all'inizio del matrimonio". Entrambi"abbiamo pensato al suicidio dopo che il tradimento (con la Stefani, ndr) si è palesato, lui mi disse ' Ma faccio prima io, che ho la pistola in ufficio'." Alle 15 del giorno dell'omicidio, "ci siamo sentiti e abbiamo parlato della serata di ballo a cui avremmo partecipato". In chiusura, aggiunge che conosce Gualandi dal '92 e che non è mai stato aggressivo verso di lei. La pm Lucia Russo fa notare alla moglie dell'imputato, più volte nel corso della testimonianza, che lui aveva continuato a mentirle. Durante la deposizione, Gualandi non ha mai staccato gli occhi dalla moglie.