Vigili di quartiere e stretta sulla movida

La rivoluzione scatta a settembre: più agenti a piedi e uffici mobili. E contro il degrado il Comune stanzia 1,5 milioni tra tutor e telecamere

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Più agenti a piedi nelle strade e nei parchi insieme alle unità cinofile. E un ufficio mobile in ogni Quartiere almeno una volta a settimana a disposizione dei cittadini. Il Comune ridisegna così il Corpo di Polizia locale, trasformandola in ‘Polizia di comunità’ perché sia più vicina alle persone sul territorio. La ‘rivoluzione’, che sarà visibile sul campo da settembre, è stata presentata a Palazzo D’Accursio dal sindaco Matteo Lepore insieme con la sua Capo di gabinetto con delega alla sicurezza, Matilde Madrid, e al comandante della Polizia locale, Romano Mignani. Il progetto coinvolgerà tutti i 270 agenti dei sei servizi territoriali in cui è suddivisa la Polizia municipale di Bologna, di fatto metà del Corpo.

"Questa è la cifra di come intendiamo avvicinare i servizi ai cittadini – spiega Lepore – dopo lo spazzino di Quartiere, che ha già dato buoni risultati e che da settembre estenderemo in tutte le zone della città, nasce ora il poliziotto di comunità. Lepore assicura che "non è una misura una tantum" né un provvedimento varato "solo per le emergenze. E’ una nuova politica di presidio del territorio". Da settembre arriveranno dunque gli uffici mobili della Polizia Locale, uno in ogni Quartiere, che per un giorno a settimana raccoglieranno segnalazioni, denunce, esposti e richieste di informazioni. Saranno in "luoghi chiave", ma non nelle aree con maggiori problemi di sicurezza, precisa Mignani, perché "lì continueremo a lavorare con i reparti specializzati e con le Forze dell’ordine". Saranno poi organizzati "in maniera strutturale" i servizi appiedati, con agenti in uniforme perché "siano visibili" e a "contatto diretto con i cittadini", aggiunge Madrid. Nei parchi, invece, a giugno è partita in via sperimentale un’attività congiunta tra i servizi di Quartiere della Polizia locale con le unità cinofile. "Sta dando buoni risultati. Da settembre sarà esteso a tutti i Quartieri", riporta ancora Madrid. "I cittadini ci chiedono sempre: dove sono i vigili? Sono sempre chiusi in ufficio? Noi vogliamo ribaltare questo senso comune – afferma il sindaco – per noi è un salto di qualità molto importante. Chiederemo a tutti i cittadini, ai commercianti e alle realtà del territorio di essere d’aiuto perché il poliziotto di comunità diventi un punto di riferimento". Il Comune mette sul piatto 1,5 milioni di euro per la sicurezza urbana e il controllo della movida in centro storico: 213.000 euro per l’estensione degli street tutor in più zone e un milione di euro - di cui il 50% è finanziato dal ministero dell’Interno - per l’installazione di nuove telecamere di sorveglianza, integrate con l’illuminazione pubblica, in zone che al momento ne sono sprovviste. Si aggiungono poi gli interventi per nuovi bagni pubblici e progetti di prevenzione in ogni quartiere.

Per le opposizioni a Palazzo d’Accursio, però, tutto il progetto è insufficiente. "Lepore lo chiami come gli pare, ma il progetto è insufficiente – affermano i consiglieri comunali di Fdi Francesco Sassone e Stefano Cavedagna –, bisogna che ci sia una presenza fattiva e costante nelle zone che hanno più bisogno". Da tempo, ricordano Sassone e Cavedagna, "chiediamo una presenza fissa ai Giardini Fava, maggiori controlli in zona universitaria, al treno della Barca, in Bolognina e al Pilastro". Molto critica anche la Lega. "Ci fa piacere che il sindaco abbia deciso di attuare, male, una nostra proposta già presentata – afferma il consigliere Matteo Di Benedetto –. Tuttavia, la presenza con cadenza settimanale non è sufficiente. Serve un presidio fisso, permanente, che sia sempre presente, conosciuto e riconosciuto sul territorio". Vuole vederci chiaro anche ‘Bologna ci piace’. "La misura non basta. Bisogna agevolare e incrementare anche i controlli effettuati dalle forze dell’ordine in certe aree della città. Serve, come dimostra l’esperienza in altre città del mondo – una vera e propria architettura anticrimine", dichiarano Samuela Quercioli e Gian Marco De Biase.

red. cro.

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