Vigorso, le protesi per i reduci americani

Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti investe 780mila dollari per un progetto internazionale destinato ai militari feriti in guerra

Il ricercatori italiani e americani  protagonisti del progetto

Il ricercatori italiani e americani protagonisti del progetto

Budrio (Bologna), 18 gennaio 2020 - L’America chiede aiuto al centro di Vigorso, a Budrio, per creare protesi più confortevoli. L’Inail, la Northwestern University di Chicago e il Minneapolis Veterans Administration Health Care System, si occuperanno di testare su 90 pazienti la migliore tecnica scientifica per fabbricare arti artificiali più comodi. Il progetto, finanziato dal Dipartimento della difesa americano, frutterà al centro protesico italiano 777.925 dollari. Nel complesso la cifra stanziata dagli Stati Uniti è di 2.498.468 dollari. Le tecnica scelta alla fine della sperimentazione, oltre a essere destinata a tutti i pazienti, avrà anche una applicazione militare per i soldati americani che perdono gli arti durante le missioni.

Inail e gli altri due centri americani avranno il compito di selezionare la migliore invasatura per creare le protesi migliori. Attualmente sono due le tecniche più utilizzate: quella con fasciatura classica e quella che utilizza il gambaletto idrostatico. Ognuno dei centri, che fanno parte del progetto, dovranno testare su 30 pazienti la migliore tecnica e creare una letteratura scientifica, ossia una casistica che certifichi la strada migliore da percorrere. Inail farà i test nella struttura di Vigorso a Budrio e gli altri due centri in America.  

Lo studio scientifico, che avrà durata triennale, è partito in questi giorni e riguarderà le protesi di arto inferiore. "L’invasatura – spiega lo staff Inail – è la parte più importante di una protesi, perché andando a contenere il moncone, cioè la parte residua dell’arto amputato, costituisce l’interfaccia con la persona; se non è adeguata può causare lesioni e dolore, portando ad una minore accettazione della protesi e a una riduzione di autonomia nelle attività di vita quotidiana. Un’invasatura personalizzata, che si adatti perfettamente alle caratteristiche del singolo paziente è quindi un requisito fondamentale per il successo del trattamento protesico-riabilitativo".

Una dei partner di Inail e coordinatrice del progetto, Stefani Fatoni della Northwestern University illustra il progetto: "Benché sia fondamentale non esiste oggi un modo univoco per la costruzione dell’invasatura che spesso dipende dall’abilità ed esperienza del tecnico ortopedico: esistono più opzioni per la realizzazione del calco del moncone, per la scelta dei materiali con cui verrà costruita e per l’allineamento con gli altri elementi che compongono il dispositivo protesico. Non è quindi raro doverne realizzare più versioni prima di giungere a quella che più soddisfa il paziente, con un notevole stress per la persona". Le fa eco Andrea Giovanni Cutti responsabile del progetto Inail: "Lo studio italo-americano intende colmare le lacune e verificare se il metodo di sospensione idrostatica permetta effettivamente di costruire invasature più confortevoli, in modo più semplice, efficiente e affidabile rispetto alla tecnica completamente manuale".

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