Bologna, 25 maggio 2022 - Nelle serate di Villa Inferno era "del tutto evidente come la cocaina fungesse da catalizzatore rispetto al compimento di rapporti sessuali ". Lo scrive il giudice Alberto Gamberini , nelle motivazioni delle nove condanne legate ai festini con orge e droga che si consumavano nella villa di Davide Bacci - che ha patteggiato due anni - a Pianoro. Feste alle quali aveva partecipato in più occasioni una ragazza all’epoca dei fatti diciassettenne. Dieci gli imputati che avevano optato per il rito abbreviato e che erano accusati, a vario titolo, di induzione alla prostituzione minorile, cessione di stupefacenti a minore e produzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Uno di loro, il ‘fidanzatino’ della parte lesa, è stato assolto da tutte le accuse. Rispetto al primo capo d’imputazione mosso dal pm Stefano Dambruoso il giudice, spiegando sì che tutte le serate (e le giornate) degli imputati e della parte civile avevano come cardine il consumo di coca, ha però ritenuto che non ci siano "elementi certi per affermare che la stessa costituiva la controprestazione del mercimonio". Insomma, a Villa Inferno la cocaina non sarebbe stata il prezzo pattuito per ottenere dalla 17enne prestazioni sessuali. Di conseguenza, la colpevolezza degli imputati per il delitto di prostituzione minorile si può affermare "soltanto qualora vi sia la piena prova che la prestazione sessuale fosse stata espressamente concordata con la minore in cambio di denaro o altra utilità ". Non è infatti "emerso in modo univoco – scrive il giudice rifacendosi alle conclusioni del Riesame – che la cessione di cocaina fosse finalizzata a ottenere prestazioni sessuali: è infatti emerso che alle serate di ‘fattanze’, così come agli altri incontri conviviali, il consumo di cocaina era assicurato, mentre le prestazioni sessuali potevano o meno esserci a seconda della ...
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