Villa Inferno, Cresi tace: "Troppo provato"

Per il parrucchiere la Procura aveva chiesto il carcere. Dopo l’arresto riferì al giudice: "Mai proposto alla ragazza di prostituirsi"

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di Federica Orlandi

Ha deciso di cambiare le carte in tavola e di non rispondere alle domande del pm. Fabrizio Cresi, il parrucchiere accusato di avere spacciato cocaina e indotto alla prostituzione la minorenne che ha aperto il vaso di Pandora sui festini a base di droga e sesso che sarebbero avvenuti nella cosiddetta ’Villa Inferno’, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il quarantasettenne di origini cesenati, attualmente agli arresti domiciliari, inizialmente aveva manifestato la volontà di sottoporsi all’interrogatorio del sostituto procuratore Stefano Dambruoso, titolare del fascicolo di questa inchiesta, poi ha cambiato idea. Perché "troppo provato da tutta questa vicenda: temevamo non avrebbe retto un confronto così ampio con il pm", fa sapere per lui il suo difensore, l’avvocato Donata Malmusi.

Una scelta su cui probabilmente ha avuto un ruolo anche il fatto che il 28 settembre ci sarà l’udienza in cui il tribunale della libertà dovrà decidere se accogliere o meno l’appello di Dambruoso contro le misure cautelari disposte dal gip Letizio Magliaro, che si sono rivelate più ’morbide’ rispetto a quelle richieste dal pm. In particolare, il pm domanda il carcere per lo stesso Cresi e per Luca Cavazza, entrambi ai domiciliari, e per l’indagato P. R., che ora ha l’obbligo di firma; poi, il divieto di dimora in città per altri tre indagati attualmente con obbligo di firma.

Va chiarito che la domanda del pm risale al 2 settembre scorso, nell’immediatezza dell’esecuzione delle misure disposte dal gip. Motivo per cui, difatti, nell’appello non viene citato Davide Bacci, che ora si trova ai domiciliari, ma che quando l’atto è stato stilato si trovava ancora in carcere. Dal 2 settembre a oggi, però, sono successe molte cose. Quasi tutti gli indagati di Villa Inferno sono stati sentiti dal giudice per le indagini preliminari e poi, questa settimana, di nuovo dal pm Dambruoso. La maggior parte ha scelto di rispondere alle sue domande e, stando alle prime impressioni dei rispettivi avvocati (i verbali sono stati infatti secretati per 30 giorni), si sono dimostrati collaborativi. Un fattore di cui si potrebbe tenere conto.

Tra i due che hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere ai quesiti della pubblica accusa c’è dunque, da ieri mattina, il parrucchiere Cresi. Il quale però al gip, nell’interrogatorio di garanzia durato poco più di mezz’ora, aveva categoricamente respinto l’accusa di induzione alla prostituzione minorile. In particolare, gli si contestava di avere non solo offerto droga e denaro alla diciassettenne in cambio di prestazioni sessuali con lui o altri, ma anche di averle proposto di metterla in contatto con uomini "all’estero" con cui prostituirsi dietro il compenso di duemila euro, di cui lui avrebbe poi trattenuto una percentuale "per la mediazione".

Tutte circostanze, queste, che il quarantasettenne ha appunto fermamente rigettato, negando siano mai accadute.

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