Villa Inferno, dopo la condanna il sequestro

Il questore fa confiscare la casa in Puglia di un imputato che ha preso quattro anni e 2 mesi per spaccio: "La misura colpisce il patrimonio"

Il questore Isabella Fusiello

Il questore Isabella Fusiello

Bologna, 1 maggio 2022 - Per gli inquirenti era il grossista. Un ’pesce’ importante nella catena del narcotraffico. E la ’sua’ polvere bianca arrivava fin sui piatti della cucina della villa di Bacci, in via dei Pini a Pianoro. Tristemente nota come Villa Inferno, scenario di festini a base di droga e sesso alla presenza di una minore. Quel ’grossista’, all’anagrafe Gianni Marseglia – il cui nome, non fornito dalla polizia, si evince dalle carte giudiziarie – a distanza di due mesi dai 4 anni e 60 giorni di condanna per spaccio, ora si ritrova a dovere fare i conti con una nuova misura, questa volta patrimoniale. Con il tribunale che ha emesso un decreto di sequestro ai fini della confisca di un immobile a Brindisi riconducibile proprio a Marseglia. Si tratta di un’abitazione di proprietà del pugliese, ma con residenza a Bologna, "dedito – secondo la Questura – fin dagli anni 2000 ad una florida attività di spaccio". Un’arma, se non la prima a Bologna disciplinata dal Testo unico antimafia, che può rappresentare un importante precedente. "Una misura molto efficace – dice il questore Isabella Fusiello dalla quale è partita la richiesta al presidente del tribunale, sostenuta dal procuratore capo Giuseppe Amato – che va a togliere linfa a chi vive nell’illegalità. Chi vive di attività illecite sa di dovere affrontare un processo, sa di dovere anche affrontare un periodo di detenzione carceraria, ed è già preparato per quello. Invece, quando si aggredisce il patrimonio e si toglie la linfa, il discorso cambia".

Insomma, ricordando l’insegnamento di Falcone e Borsellino, sottolinea il questore, "è un messaggio mandato dallo Stato: quando si acquisiscono, si confiscano e si sequestrano beni alla criminalità organizzata, il bene viene restituito alla collettività". Gli accertamenti temporali, svolti dall’Anticrimine, hanno coperto l’arco temporale tra il 2000 e il 2020 come spiega la dirigente Silvia Gentilini: "Abbiamo iniziato dall’acquisizione di atti e sentenze per poi analizzare i beni dell’interessato. E le verifiche andranno avanti".

Gianni Marseglia, dunque. Il pugliese, con già vari precedenti per spaccio, finì nel secondo filone investigativo collegato ai festini di Pianoro portati alla luce dalle denunce di una diciassettenne, divenuta poi parte lesa. "La cocaina – disse lei il 26 aprile 2021, seminascosta dietro a separè, barra dritta e tenendo testa a oltre tre ore di incidente probatorio – mi rendeva euforica, mi disinibiva. E loro (gli imputati accusati di induzione alla prostituzione e pornografia minorile, ndr), di conseguenza, mi hanno usata...". Fu lei, con la madre, a dare il "la" all’indagine. Uscirono chat e testimonianze inequivocabili, ma soprattutto un video dove faceva sesso con alcuni invitati alle feste, poi fatto girare a sua insaputa. "A Villa Inferno ci andavo solo per la coca". Cocaina che, in gran parte, arrivava proprio da Marseglia, il cui ruolo – scrisse il gip – non è di "ultimo cessionario al consumatore, ma di intermediario nella catena di narcotraffico". Finì in carcere, poi ai domiciliari. Ora è libero ma dovrà fare i conti con una nuova grana.

 

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