Villa Inferno Bologna, un indagato svela le regole dei festini

Le nottate nella villa di Pianoro: "Sempre gli stessi, una decina di persone, uomini e donne"

Un cameraman davanti alla casa di Pianoro, nota come Villa Inferno

Un cameraman davanti alla casa di Pianoro, nota come Villa Inferno

Bologna, 11 settembre 2020 - "C’erano uomi e donne" nelle serate di Villa Inferno. E c’era talvolta lei, Marta (il nome è di fantasia), la ragazza di 17 anni che, secondo la Procura sarebbe stata indotta a prostituirsi in cambio di soldi e coca. Un gruppo ’rodato’ composto da una decina di persone. "Sempre le stesse": alcuni degli attuali indagati, altri non ancora noti. A raccontare lo spaccato dei festini nella villa di Pianoro è stato M.M., l’ingegnere di 36 anni, accusato di aver ceduto droga alla minorenne in cambio di prestazioni. L’uomo, sentito con altri cinque degli otto indagati dal gip Letizio Magliaro due giorni fa, attraverso l’avvocato Gabriele Bordoni ha presentato istanza di revoca dell’obbligo di firma. E la prossima settimana verrà sentito dal pubblico ministero Stefano Dambruoso.

Leggi anche Villa Inferno, i consigli del fidanzato alla minorenne. "Aspetta 35 giorni" - Il racconto: "Cocaina e sesso nel bagno turco" - "Quella ragazza è come Satana". Le accuse del fidanzato 45enne Non solo Pianoro. Negli oltre 30 minuti dal giudice, l’ingegnere, noto assuntore di cocaina, ha raccontato cosa accadeva nella villa di Pianoro e in abitazioni private di "altri amici" (due o tre) della città. All’interno di quello "schema stabile, predeterminato, dove non era importante il dove, ma il come". A Villa Inferno, soprattutto, "ognuno portava la coca", qualcuno "di più e qualcuno di meno", poi si spartiva con effetto compensatorio. Ovvero, nessuno scambio di denaro, bensì uno metteva un grammo, l’altro due, e la volta successiva viceversa. La polvere bianca poi si sniffava insieme, distribuita però solo a chi aveva contribuito al banchetto. Dopo la "pippata", qualcuno si appartava all’interno della villa, altri invece nel bagno turco della tenuta di Davide Bacci e cominciava a fare quello che voleva fare, anche sesso.

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Leggi anche Il racconto: "Cocaina e sesso nel bagno turco" - "Quella ragazza è come Satana". Le accuse del fidanzato 45enne Il gruppo. A quegli incontri, il gruppo – secondo il racconto fatto in tribunale – era sempre quello: alcuni erano gli attuali indagati (oltre a Bacci, l’ex candidato alle regionali della Lega Luca Cavazza e l’imprenditore F.F.), altri invece, cinque o sei, mai nominati dall’ingegnere davanti al gip e ancora oggi rimasti dietro le quinte. "Il mio assistito – sottolinea l’avvocato Gabriele Bordoni – non ha indicato alcun nome di coloro che partecipavano al consumo di gruppo, dando semplicemente conto di come funzionasse l’accordo che legava quello stesso gruppo per la condivisione dello stupefacente. E’ una vicenda che fa clamore e serve essere precisi, anche su questi aspetti. Come ha fatto il mio, parlando con franchezza solo di se stesso con maturata consapevolezza". Modella e dj. Tra i testimoni dell’inchiesta, c’è invece chi quei nomi li ha portati alla luce, dando un altro spaccato di Villa Inferno. "Uomini e donne", tra cui una modella, alcune prostitute, un tassista, agenti immobiliari, un dj, un ex carabiniere, oltre a M.M., "ingegnere – così la teste – che dispone sempre di cocaina in quantità abbondante. Senz’altro la cede ma non so dire se sia uno spacciatore di professione". A Villa Inferno, ha dichiarato ancora lei agli inquirenti, "ho visto chiaramente persone che dopo aver bevuto e aver assunto coca facevano vere e proprie orge". "Mai con Marta». Nell’interrogatorio di garanzia, l’ingegnere ha contestato di "aver ceduto direttamente droga a terzi, – continua il legale – tantomeno di aver avuto rapporti mercenari, soprattutto con la minorenne. Mai rapporti sessuali, solo consumo di droga". Secondo la Procura, invece, la cessione di cocaina vi sarebbe stata sia alla giovanissima che alla sua ex compagna di classe, neo diciottenne, "allo scopo di indurre la prima a commettere atti sessuali". Contro di lui, c’è poi la testimonianza di un’altra delle ragazze che parteciparono ai festini e che darebbe conto di un rapporto sessuale avuto con la diciassettenne. "Rapporto – spiega Bordoni – smentito dalla stessa che lo avrebbe subito, il che mi pare decisivo". Il ricorso. Oltre all’ingegnere, altri indagati sono pronti a chiedere al gip misure meno afflittive. A partire da P.R., l’agente immobiliare che con Marta ebbe una relazione di un paio di mese. Gli avvocati Giorgio Bacchelli e Giulia Bellipario, chiederanno la revoca dell’obbligo di firma. Con la Procura che però prepara la contromossa, impugnando l’ordinanza del gip che non aveva concesso carcere e arresti domiciliari richiesti per altri indagati. Unico a finire alla Dozza è stato Davide Bacci, proprietario di Villa Inferno, da martedì però ai domiciliari nell’abitazione di suo padre. Ai domiciliari restano anche Luca Cavazza e Fabrizio Cresi, pronti a comparire presto davanti al pm.

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