
Villa Inferno a Pianoro, dove si tenevano i festini a base di sesso e cocaina. Nel riquadro, l’avvocato di Piero Randazzo, Giulia Bellipario
Villa Inferno riapre le porte, metaforicamente, per l’appello del processo che fece discutere la città. Quattordici gli originali imputati finiti nel mirino per i festini a base di sesso e cocaina nella villa di Pianoro; un vaso di Pandora scoperchiato dalla denuncia, nel 2020, della madre di una ragazza all’epoca minorenne che vi prendeva parte. La giovane è parte civile.
Ora, di fronte alla Corte d’appello sono comparsi in nove: i condannati del primo grado che scelsero il rito abbreviato. Degli altri, infatti, tre patteggiarono (tra cui il padrone di Villa Inferno, Davide Bacci) e uno fu assolto. Per due di questi nove, Piero Randazzo e Michele Marchesini, condannati rispettivamente a tre anni (cessione di droga a minore e produzione di materiale pedopornografico) e uno e quattro mesi (solo spaccio), il pm Stefano Dambruoso fece appello chiedendo fossero condannati anche per induzione alla prostituzione della vittima, accusa da cui furono assolti in primo grado. Richiesta ribadita ieri dalla sostituta pg Antonietta Di Taranto. Nei confronti di Randazzo, ex ragazzo dell’adolescente e difeso dall’avvocato Giulia Bellipario, la parte offesa ha però intanto revocato la costituzione di parte civile, dopo avere ottenuto il risarcimento del danno richiesto. Per quanto riguarda Marchesini, il suo avvocato Gabriele Bordoni ritiene manchi "la concausalità tra rapporti sessuali e cessione di cocaina", come già sostenuto dal gup.
La Pg ha dunque chiesto la conferma delle altre condanne, tra cui quella del parrucchiere Fabrizio Cresi (avvocato Pietro Giampaolo, 2 anni e 10 mesi per spaccio e induzione alla prostituzione) e di Gianni Marseglia (4 anni e 2 per spaccio, la pena più alta del gruppo, avvocato Matteo Murgo), con una revisione di quella a Paolo Prosapio, difeso dall’avvocato Giovanni Voltarella (2 anni e 8 in primo grado), perché dall’accusa di spaccio cadesse l’aggravante della cessione a minorenne, non potendo lui sapere l’età della ragazzina non avendo mai partecipato ai festini. Il Collegio ha infine rigettato la richiesta di rinnovazione istruttoria con una nuova audizione della parte civile, la cui versione all’epoca fu anche cristallizzata via incidente probatorio. Le difese discuteranno il prossimo 10 aprile.