
Villa Inferno, avanti con l’appello del caso dei festini a base di sesso e coca a Pianoro Il 27 maggio è prevista la sentenza
Villa Inferno, prosegue l’appello per l’inchiesta sul caso dei festini a base di sesso e cocaina a Pianoro: ieri è stato il turno degli avvocati difensori, davanti al Collegio presieduto da Laura Sola, giudice relatore Stefania Di Rienzo, procuratore generale Antonietta Di Taranto. C’è stato il rinvio al 27 maggio, quando è prevista anche la sentenza. Il primo grado, nel febbraio 2022, si era concluso con nove condanne (fino a 4 anni di reclusione), un’assoluzione e due patteggiamenti. Ora, di nuovo davanti ai giudici Fabrizio Cresi (avvocato Giampaolo Cristofori), Michele Marchesini (avvocato Gabriele Bordoni), Piero Randazzo (avvocato Giulia Maria Bellipario), Ivan Resca (difeso dall’avvocato Marco Sciascio), Andi Huqi (avvocati Francesca Benati e Pietro Giampaolo), Gianluca Campioni (avvocato Gemma Gasponi), Gianni Marseglia (avvocato Matteo Murgo), Elisabetta Di Cesare (avvocati Silvia Starnadori e Aldo Savoi Colombis), Paolo Carlo Prosapio (avvocato Giovanni Voltarella).
Ieri, il pg non ha chiesto repliche, mentre la parte civile aveva già concluso la scorsa udienza. Gli avvocati difensori hanno cercato di ridimensionare alcuni aspetti e ruoli dei loro assistiti nella vicenda. Cristofori ha fatto le sue considerazioni di natura probatoria sulle vesti di Cresi, che a differenza di altri non partecipava in nessun modo ai festini di Villa Inferno, mentre Bellipario, per il suo assistito Randazzo (già assolto in merito alla prostituzione), si è concentrata sulla sentenza della Corte Costituzionale del maggio 2024 sui cosiddetti casi di lieve entità e diffusione di immagini pedopornografiche, per chiedere una pena più bassa. Bellipario ha messo l’accento sul fatto che le foto tra lui e la 17enne erano state scattate dal telefono di lei ed erano state scambiate solo tra loro due, rimanevano quindi all’interno della coppia e quindi si può parlare di consenso da parte della minore, che peraltro – ha fatto notare Bellipario – era quasi maggiorenne: quindi ha sostenuto che il suo assistito non ha commesso alcun reato.
Per Marchesini, l’avvocato Bordoni ha contestato la questione posta dal pm: non c’era un rapporto di interdipendenza, contrattuale – ha detto – tra la cessione della droga e la prestazione sessuale, perché la droga veniva condivisa nel gruppo, si metteva sul ’piattino’ e si utilizzava, senza che ci fosse un ’dare-avere’ tra cessione della droga e il sesso, e sottolineando come l’uso di gruppo della sostanza stupefacente, in un contesto quindi ludico, non possa configurarsi come una cessione, ma si tratta di un fatto irrelevante. Bordoni ha parlato poi della funzione ’molto malinconica’ del suo assistito, che è sempre rimasto in disparte ai festini, senza prendere parte ai momenti sessuali, e ha fatto notare che è un ingegnere e che è sempre stato un bravo ragazzo, si era avvicinato alla cocaina in un momento di sbandamento, finendo nel giro di queste serate particolari.
L’avvocato Sciascio ha sostenuto la completa innocenza del suo assistito (Resca), facendo notare che non c’è un documento che comprovi le dichiarazioni della persona offesa.