Villa Inferno Bologna, l’inchiesta punta ai conti. Cavazza non risponde al gip

Bacci ai domiciliari a casa del padre. Gli altri indagati davanti al giudice, ecco cosa ha detto Cresi. Nuova pista: i trasferimenti di soldi

Luca Cavazza, indagato per l'inchiesta Villa Inferno, entra in tribunale (foto Schicchi)

Luca Cavazza, indagato per l'inchiesta Villa Inferno, entra in tribunale (foto Schicchi)

Bologna, 9 settembre 2020 - Davide Bacci lascia la Dozza per gli arresti domiciliari a casa del padre. Per il gip Letizio Magliaro, infatti, sarebbe superato il rischio di reiterazione del reato da parte del proprietario della casa di Pianoro, agli atti come Villa Inferno, l’abitazione "con piscina e sauna" dove avvenivano festini a luci rosse a base di cocaina e con il coinvolgimento di minorenni.

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Una delle quali, Marta (il nome è di fantasia), 17 anni, ha denunciato tutto facendo scoppiare lo scandalo. "Siamo molto soddisfatti – spiegano subito Roberto D’Errico e Giovanni Voltarella, i legali dell’imprenditore prossimo ai 50 anni accusato di aver indotto, in concorso con altri, alla prostituzione la ragazzina – perché è stato riconosciuto un principio di equità con gli altri indagati. Ora continueremo il nostro lavoro di studio sulle carte in attesa di valutare se rivolgerci al Riesame".

Bacci, interrogato la settimana scorsa, aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Unico degli otto indagati – accusati a vario titolo di spaccio, induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile – a essere finito in carcere. 

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Cavazza non risponde al gip

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Ai domiciliari, invece, nell’inchiesta dell’Arma condotta dal pm Stefano Dambruoso, erano finiti l’ex candidato della Lega Luca Cavazza (foto) e il parrucchiere Fabrizio Cresi (video), i quali oggi si sono presentati davanti al gip per gli interrogatori di garanzia. Cavazza si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

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Ha invece risposto alle domande del giudice il parrucchiere Fabrizio Cresi. Parlando con i cronisti, la sua legale, Donata Malmusi, spiega che Cresi "ha cercato di chiarire il suo coinvolgimento", aggiungendo che "si è dichiarato estraneo al contesto di 'Villa Inferno'".

Quanto alla 17enne coinvolta, Cresi "non sapeva che la ragazza fosse minorenne", afferma Malmusi, precisando che il suo assistito ha detto di "averla conosciuta perché è un'amica della sua ex fidanzata una mattina, per poi andare tutti insieme a casa sua".

In seguito, aggiunge, i due "si sono sentiti alcune volte al telefono". Per chiarire meglio la posizione di Cresi, conclude Malmusi, "la Procura dovrebbe sentire la sua ex fidanzata, e se non lo farà mi attiverò per chiedere al pm di ascoltarla".

Assieme ai due, ci saranno anche tutti gli altri, quelli con l’obbligo di firma, a partire da U.M., l’avvocato di 42 anni che avrebbe ceduto a Marta e alla sua ex compagna di classe neo diciottenne cocaina, "allo scopo di indurre la prima a compiere attività sessuali".

Poi P.R., 42 anni, che ebbe una relazione di un paio di mesi con Marta e per il quale la Procura aveva chiesto la misura cautelare del carcere, rigettata però dal gip, e svincolato dalle feste di Villa Inferno, come ha dichiarato la stessa denunciante ("mai stato con lui nella villa di Pianoro"). 

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Caccia ai conti

L’inchiesta prosegue. E sono molti gli aspetti su cui fare luce: innanzitutto gli altri luoghi dei festini oltre a Villa Inferno, e l’attenzione è puntata su abitazioni private del pieno centro storico di Bologna (almeno tre) e alcuni uffici. Poi il coinvolgimento di altre minori: "Durante alcune serate nella villa di Pianoro, c’erano altre minorenni – ha raccontato ai carabinieri la ex compagna di classe di Marta che proprio a Villa Inferno festeggiò il suo diciottesimo compleanno – e una di queste probabilmente è stata male per droga". Terzo filone, i conti correnti, sui quali è puntata la lente d’ingrandimento.

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Nel corso delle intercettazioni telefoniche, gli inquirenti captano una chiacchierata ritenuta molto interessante tra uno degli indagati (Cresi) e un soggetto al momento al di fuori dell’inchiesta. I due parlano di una ragazza di 21 anni, che compare in tantissime carte del fascicolo, compagna di molte serate con Marta, e di un conto che una quarta persona (che identificheremo con X, ndr) le avrebbe fatto aprire, sul quale "sarebbero confluiti centinaia di migliaia di euro".

In un’altra conversazione, propro la 21enne conferma di avere aperto il conto a suo nome, "sul quale dovrebbero entrare fino a 100mila euro al mese" e proprio quel giorno doveva verificare "con la carta se ci sono questi soldi". Denaro da "ammucchiare", per essere utilizzato in un secondo momento e che potrebbe servire "per comprare una casa". La donna, scrivono gli inquirenti, "continua dicendo che quando hanno parlato del conto, hanno deciso (lei e X) che doveva stare un po’ ad ammucchiare, per riempirsi di denaro".

La ragazza usata come prestanome per far confluire denaro illecito nel nuovo conto? E’ l’ipotesi di carabinieri e Procura, confermata da un’altra conversazione dove la 21enne viene messa in guardia perché "può venire la Finanza a casa chiedendo da dove arrivano quei soldi". Lei risponde di aver accettato in quanto «ha parlato con il direttore della banca" e che X le aveva assicurato che il primo maggio "ci sarebbero già stati 10 o 100mila euro, pertanto si era già interessata per comprare un’attività e fare qualcosa".

L’amico di famiglia

Tra le numerosissime persone sentite nel corso dell’indagine – su alcune, almeno 15, sono in corso accertamenti per valutare eventuali responsabilità e ipotesi di reati – c’è un amico della famiglia di Marta, il primo a mettere in allerta i genitori sul 'brutto giro' della figlia di 17 anni e dei "rischi che correva nel frequentare Bacci e la sua casa". Il testimone, sentito il 30 giugno in caserma, dirà di essere "venuto a conoscenza dell’esistenza di foto e video che ritraevano Marta nuda, ascoltando una conversazione proveniente da un tavolo di persone che non conoscono all’interno di un locale".

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Successivamente «molti mi parlarono dei fatti che la coinvolgevano all’interno di alcune feste a casa di Bacci (Villa Inferno, ndr) dove lei si spogliava e veniva ritratta e videoregistrata mentre compiva attività sessuali. Parlai personalmente con Marta per dirle di interrompere questi rapporti e tornare a casa, lei mi assicurò che l’avrebbe fatto». Ma non fu così.

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