FRANCESCO MORONI
Cronaca

Il Viminale apre il caso Bologna: “Il 47% dei reati è opera di stranieri”

Polemica in città dopo l’ennesima aggressione. Il centrodestra incalza: “L’amministrazione ha fallito”. Il sindaco Lepore: “Forze dell’ordine insufficienti. E il Governo non riesce a fare le espulsioni”. Il Pd è con lui

Il Viminale apre il caso Bologna: “Il 47% dei reati è opera di stranieri”

Bologna, 7 maggio 2025 – A Bologna c’è un problema sicurezza. Il tema occupa lo spazio centrale nel dibattito politico: il caso del marocchino fermato con il taser in Bolognina – periferia alle porte della città – mentre tentava di aggredire i passanti con un paio di forbici è l’ultimo di una striscia di sangue che continua da tempo.

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Due giorni fa un ventenne è stato accoltellato nel parco della Montagnola, la settimana scorsa un diciannovenne è morto alla Barca davanti alla propria ragazza per una lite da niente scoppiata dopo aver urtato un altro ragazzo, a fine aprile un altro uomo è stato ferito nella centralissima via Riva di Reno. Per non parlare di Fallou Sall, caso-simbolo che a settembre dello scorso anno ha sconvolto Bologna, ammazzato a 16 anni appena con una coltellata al cuore, mentre non si placa il fenomeno delle baby gang.

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Il Viminale ha condiviso alcuni numeri che riguardano il 2024: in tutto il territorio metropolitano sono state arrestate o denunciate 19.036 persone, tra cui 8.911 stranieri (cioè il 47% del totale), in aumento del 7,5% rispetto al 2023, quando furono 8.272. E ancora: su 10 soggetti arrestati o denunciati per omicidio volontario, gli stranieri sono 4 (40%); tra i 225 puniti per violenza sessuale, 134 non sono cittadini italiani (59,5%); 2.558 le persone arrestate o denunciate per furto e 1.544 gli stranieri (60%); 742 quelle perseguite per rapina con 466 non italiani (63%); 1.269 i responsabili di reati legati a sostanze stupefacenti per 882 stranieri (69,5%).

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Il ministero dell’Interno è in campo e a dicembre ha inviato quasi un centinaio di poliziotti tra ispettori e agenti sotto le Torri: 41 per la questura, 43 per la polizia ferroviaria e una decina sparsi in altri uffici. Sono 70 invece gli ultimi carabinieri arrivati a febbraio in città. Poi c’è il progetto ‘Strade sicure’ (attivo ormai dal 2009), che coinvolge a Bologna e provincia 121 militari attivi nel pattugliare i luoghi più sensibili e su cui di recente è arrivata l’ispezione della commissione ‘Periferie’ di Montecitorio attraverso il segretario alla presidenza, il deputato bolognese Andrea De Maria (Pd), proprio in Bolognina. Lo stesso De Maria, assieme al collega ed ex sindaco di Bologna Virginio Merola, ha commentato il caso del marocchino fermato con il taser parlando della necessità di garantire a Bologna “la giusta presenza quantitativa delle forze dell’ ordine”.

C’è poi il Pd locale, che ha criticato proprio l’utilizzo dello storditore elettrico e parlato di “fallimento” delle zone rosse. Il sindaco Matteo Lepore punta il dito contro il Governo: “È necessario aumenti gli organici di tutte le forze dell’ordine a Bologna. Noi stiamo assumendo 100 nuove figure per la polizia locale, la nostra parte la stiamo facendo: occorre che il Ministero doti la città delle stesse risorse di cui ha dotato Milano o Roma”. E sulle espulsioni, come quella mai arrivata per il marocchino della Bolognina, chiosa: “Il Governo dovrebbe farle, ma fa fatica”.

Il centrodestra ha risposto attraverso Wanda Ferro (FdI), sottosegretario all’Interno: “È singolare come qualcuno trovi il tempo per polemizzare sul taser, l’unico strumento che se usato con la professionalità e l’attenzione delle nostre forze di polizia consente di intervenire senza rischi”. “I dati del Viminale dimostrano che un arrestato o denunciato su due è un immigrato straniero – incalza l’eurodeputato meloniano Stefano Cavedagna –. Questo accade anche a causa delle politiche lassiste del Pd”. Sul tema interviene anche il consigliere regionale di FdI Francesco Sassone mentre la Lega a Bologna continua a chiedere che anche la Locale venga dotata del taser. Il deputato del Carroccio Davide Bergamin rincara la dose: “La sinistra dovrebbe capire che la sicurezza non si garantisce con il buonismo e smetterla di promuovere un’ideologia permissivista che non possiamo più permetterci”. Un tema al centro del dibattito, appunto.