NICOLA BIANCHI
Cronaca

Bologna, l'accusa: "Bimba violentata dal padre per un anno"

"Caricata sull’auto davanti alle scuole medie e portata in un casolare". La difesa: "Ma non c’è nessuna prova medica. Il giudice o crederà a lei o assolverà"

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Bologna, 8 giugno 2019 - Aveva solo 11 anni la prima volta. In macchina, ‘caricata’ davanti alla scuola e portata in un luogo appartato, lontano da Dio. E qui, i suoi sogni di bambina spezzati per sempre. Abusata dal padre-orco, secondo gli addebiti mossi dalla procura, «costretta a rapporti sia nella loro abitazione, sia a bordo dell’auto, sia nei pressi di un non meglio individuato casolare». «Ma prove mediche certe – spiega Lamberto Carraro, avvocato dell’imputato: 46 anni che vive nel bolognese e che sarà giudicato in abbreviato – non ce ne sono. Ora il giudice o riterrà credibile la minore oppure dovrà assolverlo».

Le foto. Una vicenda bruttissima, un’indagine, diretta dal pubblico ministero Roberto Ceroni, proseguita quasi due anni e iniziata grazie alle segnalazioni di alcuni compagni di classe della vittima (rappresentata dall’avvocato Stefania Sacchetti). Lei arrivava con la corriera davanti alla scuola, ma in classe, in qualche occasione, poi non entrava. Cosa strana, stranissima per i suoi coetanei e per le insegnanti che, davanti ai cancelli dell’istituto bolognese, la vedevano salire a bordo di un’auto e scomparire. E su quel mezzo c’era il padre che, secondo le accuse, seguiva la corriera nel tragitto casa-scuola per poi fare salire la figlia e portarla direttamente all’inferno. Le violenze sarebbero proseguite tra l’ottobre 2015 e l’ottobre dell’anno successivo quando cioè lei, ancora bambina, aveva appena 11. Le prime volte sarebbe stata «indotta e convinta» da quel padre – che «abusava della propria posizione genitoriale e del forte legame affettivo e di sudditanza psicologica» – a scattarsi, «in plurime occasioni», delle fotografie nelle proprie parti intime. Immagini choc che poi la piccola era costretta ad inviargli sul telefonino.

L’orrore. Ma l’incubo era appena all’inizio. Perché secondo procura e carabinieri, da quel momento in avanti il genitore sarebbe passato a veri e propri abusi. «Palpeggiamenti», «atti sessuali», «plurimi rapporti consumati» che sarebbero stati portati a termine «sia nell’abitazione familiare, sia a bordo della macchina dell’uomo, sia nei pressi di un casolare di campagna».

Da un paio d’anni la ragazzina, che oggi non ha nemmeno compiuto 15 anni, vive in una comunità, sottratta ai genitori – la madre non è mai finita in nessun modo nell’inchiesta – e proprio lì, secondo il racconto del legale dell’imputato, si sarebbe confidata con alcune assistenti sociali e con una suora. Racconti usciti dalla sua bocca sempre con enorme difficoltà, paura e vergogna.

Processo. Il pubblico ministero, aveva formulato una prima richiesta di archiviazione per mancanza assoluta della prova, poi subito revocata per la volontà di procedere con un incidente probatorio per poter ascoltare la giovane in audizione protetta. E in quell’occasione lei ha confermato tutte le accuse nei confronti del padre che, a sua volta, continua a rigettarle. L’uomo, con alle spalle alcune denunce per vari reati, deve rispondere di pornografia minorile (per aver costretto la figlia a scattarsi le foto delle parti intime) e atti sessuali con minorenne, aggravati e continuati. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, giovedì si è celebrata l’udienza preliminare davanti al gup Grazia Nart: l’imputato ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato, ovvero sulla base degli atti del fascicolo del pubblico ministero e con la pena ridotta di un terzo in caso di condanna. L’udienza è fissata il 26 novembre.