
La denuncia di una 22enne reggiana ricoverata al Maggiore di Bologna. “Sto malissimo, ma lo denuncio perché non voglio che capiti ad altre”. L’Ausl: “Collaboreremo”. Lui nega tutto: “Ero fuori stanza”. Aperta un’inchiesta
Bologna, 16 marzo 2025 – Venerdì mattina, reparto di Urologia, undicesimo piano dell’ospedale Maggiore. Una ragazza di 22 anni denuncia una violenza da parte di un operatore socio sanitario.
Esplode il caso: lei denuncia tutto al posto di polizia in ospedale e viene attivato il codice rosso, lui, denunciato, sentito dagli inquirenti, nega ogni cosa dicendo che lui non era nella stanza quando lei ha iniziato a urlare.
La ragazza, 22 anni, del Reggiano e residente a Bologna, neolaureata in Criminologia, è ricoverata al Maggiore da lunedì per sottoporsi a un intervento alla vescica. “Una paziente ricoverata in Urologia ha denunciato alle forze dell’ordine il comportamento di un Oss per presunte molestie – dichiara l’Ausl –. Il personale assistenziale e medico ha fin da subito preso in carico la situazione per opportune verifiche. L’operatore coinvolto ha concordato con l’Azienda alcuni giorni di ferie. Al contempo l’azienda si è immediatamente messa a disposizione dell’autorità giudiziaria e, in base anche a quanto emergerà dalle indagini, adotterà i provvedimenti del caso”.
Venerdì, attorno alle 10.15, “ho premuto il pulsante per chiedere aiuto perché sentivo molto dolore – riferisce la giovane – e dopo circa mezzora è arrivato un operatore socio-sanitario. Era la prima volta che lo vedevo, credevo fosse un infermiere. Mi ha chiesto di cosa avessi bisogno e io ho chiesto un antidolorifico. Lui è uscito dalla camera per chiedere al medico che terapia seguissi, poi è tornato, ha tirato la tenda ‘separandomi’ così dalla vicina di letto e ha abbassato il letto. In quella posizione, non mi potevo muovere o alzare in quanto non sarei riuscita ad afferrare il triangolo sopra il letto che uso di solito per sollevarmi.
L’Oss ha praticato un massaggio, prima sull’addome poi è sceso sempre più giù. Gli ho detto che la zona dolorante era più in alto, ma lui ha preso la mia mano e l’ha appoggiata sulle sue parti intime. Ho aperto gli occhi e mi sono trovata davanti il suo viso, con le labbra che sfioravano le mie. Ho iniziato a urlare e a piangere disperata, gridando insulti verso di lui. Dicevo: ‘Datemi il mio telefono, è un molestatore”.
La ragazza è ancora in ospedale. “Sto malissimo. Ma denuncio tutto questo per evitare che possa capitare ad altre ragazze. Spero che sia fatta giustizia”, sottolinea la 22enne, assistita dall’avvocato Pier Francesco Uselli. “In Italia si combatte la violenza sulle donne, vorremmo essere da esempio e diffondere la notizia per evitare altri abusi – le parole del fratello di lei, atleta professionista –. Ciò che è più che sconvolgente è che sia successo in un ospedale, il posto dove ci si dovrebbe sentire più sicuri e protetti”.
I fatti “sono gravissimi, soprattutto in una struttura ospedaliera dove la salute e il benessere dei pazienti dovrebbero essere prioritari – dichiara l’avvocato Uselli –. La mia assistita è stata bravissima, ha contattato immediatamente l’associazione ‘Finché non capita a te’ che opera sul territorio per prevenire e contrastare ogni forma di violenza e che si è attivata per offrire il supporto necessario alla mia assistita. Nel frattempo, la mia cliente ha avuto il coraggio di denunciare l’accaduto, un passo fondamentale non solo per la giustizia ma anche per interrompere eventuali ulteriori abusi”. E aggiunge che “è essenziale che le vittime sentano di poter fare affidamento sul sistema giuridico e sulle istituzioni, senza avere il timore di essere giudicate o di non essere credute. Attenderemo che la giustizia faccia il suo corso, siamo già a lavoro per offrire ogni supporto necessario alla mia assistita”. Aperta un’inchiesta. C’è il massimo riserbo, si valuteranno tutti gli elementi con attenzione e con la massima delicatezza.