
Una manifestazione a difesa dell’identità di genere e dell’orgoglio trans a Bologna
Ridotta di due anni la pena per il 26enne tunisino che aveva violentato, nel maggio del 2024, una escort transessuale di 45 anni nel parco della Montagnola. Ieri, in Corte d’Appello, presieduta dalla giudice Paola Losavio, la condanna del classe 1998, difeso dall’avvocato Alessandro Ariemme, è passata dai 6 anni e 6 mesi del primo grado, con rito abbreviato, ai 4 anni e 6 mesi. Tolta l’aggravante della crudeltà, mentre sono stati confermati i risarcimenti di 5mila euro al Movimento identità trans (Mit), parte civile con l’avvocato Antonietta Cozza, e alla vittima, assistita dall’avvocato Barbara Spinelli.
La vicenda risale alla sera dell’11 maggio del 2024. Intorno alle 22, secondo quanto ricostruito dalla Procura, i due concordarono la prestazione sessuale. Ma in poco tempo il tutto si trasformò in stupro e tentata rapina. Tanto che la vittima gridò: "Basta, fermati". Urla che venivano sentite da un testimone oculare. Sul posto intervennero i carabinieri intorno alle 22,30, trovando la 45enne, in corso di transizione sessuale, in "evidente stato di agitazione e confusionale parzialmente svestita nella parte superiore". Ma videro anche un uomo, incensurato ma irregolare sul territorio, "che in quel momento si stava sistemando il pantaloncino, appariva molto agitato e aveva gli indumenti sporchi di terriccio". Una vicenda drammatica, considerando i risvolti psichici e fisici sulla vittima, secondo le indagini coordinate dal pm Stefano Dambruoso durante le indagini in primo grado. Per questo ci fu anche il "movente transfobico della gravissima violenza". Ieri in aula c’era la procuratrice Rossella Poggioli.
"Dopo aver instillato nel collegio numerosi dubbi circa l’autenticità delle dichiarazioni della persona offesa, la Corte d’Appello ha comunque rideterminato la pena finale con uno sconto di due anni contenendola a 4 anni e 6 mesi. Caduta l’aggravante della crudeltà rimane un po’ di rammarico sull’interpretazione degli orari della commissione dei fatti di reato da parte dei giudicanti. Mi ritengo comunque soddisfatto – spiega il legale Ariemme – e così anche l’imputato che ha ottenuto un enorme risultato, ormai insperato, alla vigilia di questa battaglia tra pari al cospetto della Procura e le due parti civili costituite". Tra 60 giorni le motivazioni.