Yi Yang: "I miei fumetti fra Cina e Bologna"

In ’Deep Vacation’, i giovanissimi protagonisti si trovano su un’isola alle prese con un mistero. Oggi la presentazione da Feltrinelli

Migration

di Letizia Gamberini

Un’isola sperduta tra Cina, Mongolia e Corea del Nord. Ragazzini in gita scolastica nel caldo dell’estate, un uomo misterioso che vive dentro l’acqua. Sono alcuni degli ingredienti di Deep Vacation, il secondo fumetto (Bao Publishing) di Yi Yang, che ormai a Bologna ha trovato casa. La sua – in un minuscolo paese del nord-est della Cina – la ha lasciata quando, a soli 14 anni, si è trasferita vicino a Shanghai per frequentare un prestigioso liceo artistico. Dopo il diploma, l’arrivo in Italia: doveva studiare restauro, ma poi ha scelto la nostra Accademia di Belle Arti per coltivare la passione di sempre, il fumetto. Dopo il grande successo del suo primo lavoro Easy Breezy, tornano i due amici Li Yu e Yang Kuaikuai, con l’aggiunta di una protagonista femminile. L’isola esiste davvero, "è vicina al mio paese – spiega– e quella del fantasma dell’acqua è una credenza molto diffusa". L’autrice ne parla oggi alle 18.30 alla Feltrinelli Ravegnana.

Yang, i due adolescenti sono di nuovo protagonisti. È un mondo che ama raccontare?

"Per me l’adolescenza è stato un momento di grande cambiamento. Dai 14 ai 18 anni mi sono trovata a Shanghai in un ambiente internazionale, mentre molti miei amici di infanzia vivono ancora nel mio paese. In Deep Vacation, con l’aggiunta della protagonista, ho approfondito come le ragazze siano più mature".

Cosa ha cambiato in questo secondo lavoro?

"È sempre un road movie, ma con meno azione. È un po’ cambiato lo stile del disegno e si è complicata la narrazione, visto che racconto più situazioni contemporaneamente".

Ci racconta di più della sua tecnica personale?

"Disegno a mano, mentre per il colore ricorro al digitale. Mi piace proprio toccare la carta, sentire la china che la graffia, controllare fisicamente il pennino".

Quali sono i suoi modelli?

"Come disegno, Leiji Matsumoto e, per l’azione, Masaaki Yuasa. E poi mi piacciono Lrnz e Alberto Breccia".

In Cina come si chiamano i fumetti?

"Manhua, però la tradizione è più debole rispetto ai manga giapponesi, con cui è cresciuta la mia generazione. Negli ultimi anni però si sta sviluppando un mercato: è grande, ma complicato. Sono riuscita a pubblicare un mio lavoro anche là".

Da quanto tempo manca dal suo Paese? Le pesa?

"Mi manca mia mamma in realtà. La Cina si sta sviluppando a una velocità surreale, ogni volta che tornavo trovavo troppe differenze. Non vado da tre anni, in pandemia c’era solo un volo a settimana dalI’Italia, con costi altissimi. Il lockdown qui non è stato troppo difficile, alla fine facevo la mia vita da studentessa, anche se mi sono capitate situazioni di razzismo: all’inizio noi cinesi eravamo un bersaglio".

Però a Bologna è rimasta.

"Mi piace che in centro ci siano poche auto, l’atmosfera. E poi è un centro culturale forte, con molte fiere del mio settore".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro