Zaki, nasce a Bologna un fumetto sulla sua storia. "Patrick è pura energia"

Cappon e Costantini presentano la graphic novel sabato in San Filippo Neri. "Raccontiamo in modo meticoloso l’infanzia, gli amici, l’università in Egitto"

Alcuni frame tratti dal graphic novel (Omaggio)

Alcuni frame tratti dal graphic novel (Omaggio)

Bologna, 31 gennaio 2022 - È il 16 giugno 1994, Mansoura (Egitto): il piccolo Patrick Zaki festeggia i tre anni circondato dai famigliari. Stacco. 7 febbraio 2020: Patrick viene fermato all’aeroporto del Cairo e portato in carcere. Stacco. 8 dicembre 2021: Patrick viene scarcerato, l’abbraccio con mamma e sorella fa il giro del mondo. Tre date, tre istantanee entro cui si muove Patrick Zaki, una storia egiziana (Feltrinelli Comics), fumetto che ripercorre la vicenda di questo ragazzo per la cui liberazione Bologna si è mobilitata. I testi sono di Laura Cappon, inviata Rai ed esperta di Medio Oriente, e Gianluca Costantini, fumettista che ha disegnato l’iconica immagine di Zaki impressa per mesi nel maxi-cartellone di piazza Maggiore. Sabato 5 febbraio, alle 18, gli autori presentano il libro all’Auditorium San Filippo Neri, via Manzoni 5, con Riccardo Noury (Amnesty International Italia) e Rita Monticelli, coordinatrice del master dell’Unibo cui è iscritto Zaki. "Il libro – spiega la Cappon – è frutto di quasi un anno di lavoro, più di 12 ore di interviste fatte su Zoom e al Cairo. Abbiamo raccontato anche l’infanzia di Patrick dando voce ai famigliari, gli anni all’Università egiziana, interpellando i compagni di allora, oggi a Berlino, nel modo più meticoloso possibile". Zaki torna all'università di Bologna: dà un esame a distanza dall'Egitto - Patrick Zaki scarcerato, l'abbraccio con mamma e sorella e il suo "Forza Bologna" Costantini, il suo ritratto di Zaki – che ricorre anche in questo nuovo lavoro – è diventato il simbolo della mobilitazione. Come se lo spiega? "Quel disegno è nato un’ora dopo l’arresto di Patrick, quasi d’istinto. L’aggiunta del filo spinato dà l’idea del dolore della prigionia e contrasta con il suo volto sereno. Sono state le persone a rendere quel ritratto un simbolo, è stato usato migliaia di volte, sui balconi, nei festival, ovunque: un disegno on line diventato virale sulla realtà. Il cartello di piazza Maggiore ha colpito moltissimo Zaki, l’ha visto una volta uscito di prigione". Che cosa può dare di più un’opera di graphic journalism rispetto ad altri media? "L’immediatezza del disegno unita alle informazioni date dalla parola scritta consentono un coinvolgimento emotivo maggiore nella storia rispetto magari a una ‘semplice’ biografia". Dal libro emerge un Patrick dall’animo allegro, disponibile con tutti. Che effetto fa conoscere così bene una persona senza averla mai vista di persona? "In videochiamata ci siamo parlati, vuole incontrarmi non appena tornerà a Bologna. Io, se fossi stato quasi due anni in carcere, sarei steso per terra, senza energie, è un’esperienza che segna. Invece Patrick era già lì iper attivo, a scrivere testi e aprire profili sui social, incredibile". Il processo a Zaki non è finito. Ma dove, se non a Bologna, sarebbe stata possibile una mobilitazione del genere? "Quello bolognese è stato un fenomeno unico, a livello europeo. Un’aggregazione così potente non la vedevo dalle manifestazione contro la guerra in Iraq, 30 anni fa. Ha contribuito di certo la grande Università di Bologna, il popolo giovane di cui altri centri sono privi. Ma non è solo quello: tutta la città è scesa in piazza, dalle istituzioni ai centri sociali. Non ho memoria di ricordare cose simili, tanto più per un ragazzo che non è neanche italiano. Che cosa abbia scatenato questa empatia dovrebbe essere studiato".

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