Zaki, la cittadinanza italiana per il rilascio

L’impegno del Governo: "Può incentivare la sua liberazione". E il Cairo respinge ’Le Iene’: "Nessun reportage sullo studente"

Migration

La cittadinanza italiana a Patrick Zaki potrebbe "favorire il suo rilascio". E’ la speranza del sottosegretario agli Affari esteri, Benedetto Della Vedova, che nei giorni scorsi ha risposto in Senato all’interrogazione della parlamentare 5 stelle Michela Montevecchi. "Il Governo – assicura il sottosegretario – è impegnato a valutare ogni tipo di iniziativa potenzialmente percorribile che possa favorire il rilascio del giovane, valutandone attentamente ogni implicazione sull’evoluzione della sua vicenda processuale. Porre fine al più presto alla detenzione dello studente egiziano, le cui condizioni di restrizione in carcere sono incompatibili con le norme del diritto internazionale, rimane una priorità. Il nostro auspicio è che gli sforzi di Governo e Parlamento, anche attraverso iniziative parlamentari dal valore simbolico come la richiesta di conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, possano favorire il suo rilascio".

Il sottosegretario ricorda che la convenzione Onu contro la tortura del 1984, "di cui Italia ed Egitto sono parti, prevede che la soluzione di controversie sia rimessa, in primo luogo, ai negoziati tra i due Stati. Qualora il negoziato non abbia buon esito, uno Stato può chiedere all’altro di sottoporre la controversia ad arbitrato. Strumenti che, a una prima analisi, sembrano mal conciliarsi con l’urgenza del caso di Patrick Zaki, il quale ha già trascorso in carcere 18 mesi a fronte del limite massimo di 24 mesi previsto dalla legge egiziana sulla custodia cautelare", segnala Della Vedova. Il quale poi assicura che il Governo "prosegue il costante monitoraggio del procedimento giudiziario nei confronti dello studente" dell’Alma Mater di Bologna, attivato dalla Ue su iniziativa italiana. L’ambasciatore a Il Cairo, Giampaolo Cantini, inoltre "ha compiuto numerosi passi sui rilevanti interlocutori locali per esprimere la viva aspettativa da parte dell’Italia per una svolta positiva della questione".

Intanto ieri è arrivata la "risposta negativa" dalle Istituzioni egiziane alla realizzazione di un reportage de ‘Le Iene’ a cura di Gaston Zama, per raccontare la vicenda di Patrick. "L’ambasciata italiana al Cairo – annuncia una nota del programma di Italia 1 – ha comunicato all’autore che da parte egiziana non avrebbero rilasciato alcuna autorizzazione e nessun accredito per realizzare un reportage in Egitto sulla vicenda". Questo, stando alla nota delle Iene, quanto riferito: "...Da parte egiziana ci hanno comunicato letteralmente che lei (Gaston Zama) non può venire in Egitto a fare un reportage sul caso Zaki". E poi: "...della questione se ne sta occupando la magistratura egiziana e al momento non è stata emessa ancora sentenza". Concludendo che "dopo la chiusura del caso e l’emissione della sentenza potremo fare nuovamente richiesta". Motivazioni definite dal programma tv "surreali" perché "ad oggi non c’è alcuna data e nessuna certezza per il processo a Patrick Zaki" che ha tristemente compiuto da poco un anno e sei mesi di detenzione preventiva.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro