Zona rossa Bologna scuola: sanitari, vigili e autisti. "I nostri figli in classe"

Aule aperte per i figli dei ‘lavoratori essenziali’: ma manca una norma chiara che stabilisca chi ne ha diritto

L’ultima manifestazione dei genitori a favore delle scuole aperte in Piazza Maggiore

L’ultima manifestazione dei genitori a favore delle scuole aperte in Piazza Maggiore

Bologna, 5 marzo 2021 - "Aspettiamo indicazioni e delucidazioni". Sono sempre in attesa i presidi che, ad ogni giro di Dpcm e di ordinanze, vedono aprire, davanti a sé, voragini di dubbi. Neppure la nota, arrivata a metà pomeriggio di ieri, a firma del quasi ex capo Dipartimento di istruzione e formazione del ministero dell’Istruzione, Max Bruschi, chiarisce del tutto il nodo dei lavori essenziali. Anzi In una ridda di richiami e incisi, Bruschi specifica che va "garantita anche la frequenza scolastica in presenza degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione". Questo a patto che le domande siano "specifiche, espresse e motivate, anche in ragione dell’età anagrafica".

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Tutto bene se non fosse per due aspetti: primo, nella nota di novembre il personale sanitario era quello connesso al contenimento della pandemia, mentre nella nuova disposizione sembrerebbe inteso tutto il personale sanitario, senza specifiche.

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Secondo: i "bisogni essenziali" che aprono il dubbio sul chi siano questi lavoratori. Da notare che il ritorno in classe di questi bimbi potrà avvenire "salvo diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni, da verificare da parte degli Uffici scolastici regionali" È presto detto: prosegue il rimpallo Regione e ministero, tramite l’ufficio scolastico regionale, su chi deve mettere nero su bianco quali genitori-lavoratori potranno riportare in classe i loro bimbi, dai nidi in su.

Non solo i presidi sono in attesa, ma anche il Comune e soprattutto i genitori che copiano e incollano le cinque righe della nota di Bruschi del novembre scorso nelle mail con cui sollecitano il Comune a riprendersi i loro figli al nido o alla materna. Dal canto loro, gli Uffici Scuola dei Quartieri rispondono così: "Non abbiamo ancora ricevuto disposizioni in merito, la invito a contattarci nuovamente domani. L’oggetto della sua richiesta è inserito nell’odg di riunioni in corso". Le famigerate cinque righe, riportate nella nuova nota, recitano più o meno così: "Attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza e del personale impiegato presso altri servizi essenziali, in modo che, anche per loro, possano essere attivate tutte le misure per la frequenza in presenza". "Non siamo noi scuole a dover dire quali siano questi lavoratori", osserva Susi Bagni dell’Flc Cgil il cui ragionamento si sposta dai bisogni dei genitori a quelli dei bambini.

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"Se vediamo la funzione sociale della scuola allora seguiamo le famiglie, ma se pensiamo ai bambini il ragionamento cambia. Chi non ha la connessione a casa come fa lezione?". Per Arturo Cosentino della Cisl Scuola: è tutto chiaro "vale la nota di novembre di Bruschi". Pragmatica la preside dell’Istituto comprensivo 12, Filomena Massaro: "C’è un vuoto normativo che va colmato". Anche perché se si allargano le maglie del chi può rientrare in classe, "di fatto ricomponiamo le classi e si vanifica l’ordinanza". Ecco perché i presidi degli istituti comprensivi, al momento, si sono limitati ad accogliere le richieste delle famiglie (sanitari o delle forze dell’ordine) contando in media che va dalle 10 alle 20 richieste per comprensivo.  

Il Dpcm, puntualizza Serafino Veltri della Uil Scuola, prevede la frequenza in presenza di alunni disabili e con bisogni educativi speciali, "ma molti istituti stanno applicando la vecchia nota del ministero. Su questo si alza la protesta di molte altre categorie che si ritengono servizi essenziali quali forze dell’ordine, vigili del fuoco, autisti degli autobus, addetti dei supermercati, farmacisti. A questi, si aggiungono docenti e non docenti impegnati nelle aperture in presenza che sono anche genitori di bambini a casa in didattica distanza. Occorre riscrivere la nota del ministero, alla luce del mutato contesto epidemiologico e delle diverse misure di contenimento previste dall’attuale Dpcm". E aggiunge: "Bisogna attualizzare le misure fornendo indicazioni univoche valide per tutte le scuole. Ma anche fornire indicazioni certe agli istituti. Occorre un tavolo regionale che comprenda, oltre alla Regione, Comuni, Ausl, Usr e sindacati nell’intento condiviso di una scuola in sicurezza".  

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