Zuppi e le mascherine: "Salutiamoci sempre, non siamo marziani"

(...)"È importante usarla e facciamo bene ad utilizzarla – ha proseguito il cardinale – anche se ci fa sembrare così lontani da chi ci è normalmente vicino. Per questo motivo dobbiamo salutare comunque, anche quando non conosciamo le persone che vediamo. Chi riceve il saluto sarà contento comunque. È un modo per dimostrare come la vicinanza e l’incontro sono possibili anche se non sono fisici e serve pure per sconfiggere quell’isolamento che qualche volta dobbiamo osservare quando facciamo la fila davanti ai supermercati e che ci fa sentire ancora più soli".

Zuppi ha anche spiegato come da questo momento si esce solo con la collaborazione e la solidarietà di tutti "Il virus ha ridotto il mondo in un ospedale da campo. A volte conosciamo il nome delle vittime e non vogliamo mai che diventino un numero. Altre volte non ne conosciamo il nome, ma facciamo nostra la loro condizione con la nostra preghiera e la nostra sofferenza. Il virus della malattia attraversa tutte le frontiere, non rispetta nessuno, colpisce per spegnere la vita. Irride le nostre sicurezze e vuole dimostrare la sua forza terribile e inquietante che fa crescere la paura e morire la speranza. Qualche volte semina inimicizia perché anziché capire che siamo sulla stessa barca in un diluvio davvero universale ci fa diventare insensibili verso il fratello e ce lo fa vedere come un nemico".

Infine l’arcivescovo ha invitato i fedeli a continuare a pregare soprattutto per coloro, come gli infermieri e i medici, che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita continuando ad occuparsi di chi sta male.

Massimo Selleri

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