Zuppi: "Marco era la luce Ci ha insegnato a donare"

Il cardinale ha ricordato il giuslavorista nella chiesa di San Martino "Fu uno dei primi a intuire che per innovare bisogna uscire dalle ideologie"

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di Massimo Selleri

"Marco è una stella nel buio della notte". Il cardinale Matteo Zuppi non ha dubbi sulla bontà delle riforme che Marco Biagi ha cercato di portare avanti e che non ha potuto concludere a causa di una "uccisione barbara e vigliacca". La conferma di quanto il giuslavorista sia diventato un simbolo arriva dalla gente comune che ha gremito la Chiesa di San Martino dove l’arcivescovo ieri ha celebrato la messa di suffragio per il ventesimo anniversario del suo assassinio. Tante persone a cui un nuovo mondo del lavoro ha dato una speranza, uscendo da una situazione di difficoltà.

"E’ stato uno dei primi a capire – ha spiegato Zuppi – che se non c’è lotta al precariato il lavoro nero dilaga. Sono le leggi al servizio delle persone e non le persone al servizio della legge. Questa sua coerenza nell’avere sempre l’uomo al centro gli consentiva di trovare le migliori soluzioni guardando anche a quello che accade negli altri paesi. Ci ha insegnato che non esistono modelli immutabili, ma che bisogna innovare con responsabilità e coraggio. Questo significa uscire da un mondo ideologico che spesso preferisce odio al dialogo e non accetta mai il confronto". Anche guardando con gli occhi della fede a quanto accaduto in via Valdonica, si fa fatica a capire perché sia avvenuto questo attentato e cosa abbia voluto significare.

"Marco era un cristiano vero e se per noi la fine della vita non avuto un senso, lui sapeva anche che la vita stessa non ha senso se non viene donata. Ci aiuta a credere alla luce quando domina il buio, e che ci può essere consolazione del sapere di essere nel giusto, una risposta contro le tante ipocrisie e che ci porta a credere alla forza della speranza".

Vista la situazione mondiale, il cardinale ha anche rinnovato la sua richiesta di porre fine al conflitto in Ucraina: "Quanto sangue sta scorrendo per la violenza e a volte non ci facciamo caso quando, invece, è importante pensare che le vittime non diventino mai dei numeri ma siano storie di persone che bussano alle porte dei nostri cuori. Dobbiamo deporre le armi, non solo quelle che sparano ma anche quelle che fanno male in altro modo come gli insulti, il parlar male, l’avere dei pregiudizi. Anche queste sono armi che non garantiscono mai la pace, perché la pace non è un confronto tra paure, ma una conversione del cuore. Questo è quello che ci chiede il Signore: cambiare la nostra vita per evitare che altre vite si spengano".

Nel congedare l’assemblea Zuppi ha anche ribadito come compiere un gesto di solidarietà nei confronti di chi scappa dalla guerra sia un obbligo per qualsiasi cristiano.

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