Bologna, 12 settembre 2012 - Una citta’ sporca e decadente, dall’aspetto tenebroso, ma al tempo stesso pervasa di un’atmosfera “seria e dotta” a causa dell’Universita’: ecco come Charles Dickens descriveva Bologna nelle sue “Italian pictures”, il resoconto del suo viaggio in Italia tenutosi tra il 1844 e il 1845. Prende spunto proprio dal breve soggiorno a Bologna dello scrittore inglese la mostra “Sulle tracce di Dickens” che inaugura domani all’Archiginnasio e che durera’ fino al 26 gennaio 2013. L’esposizione di immagini e manoscritti e’ parte di “aBOut Dickens”, il ciclo di eventi, conferenze e appuntamenti lungo un anno iniziato a Bologna lo scorso 7 febbraio in occasione del bicentenario della nascita dell’autore.
 

Dickens a dire il vero si ferma in Emilia solo per quattro giorni, e a Bologna appena mezza giornata: arriva in citta’ da Modena, nella notte di sabato 10 novembre 1844, e il giorno dopo sta gia’ visitando Ferrara. Questo tempo pero’ gli e’ sufficiente per farsi un’impressione del luogo, del suo governo, e per osservare e descrivere una serie di personaggi caratteristici appartenenti soprattutto al ceto popolare, come tipico della sua produzione letteraria. A proposito della reggenza pontificia della citta’, lo scrittore di Portsmouth, di fede anglicana e antipapista, non puo’ dire che male: la definisce “le chiavi arrugginite di Pietro”.

Bologna negli anni della Restaurazione sta attraversando un periodo di crisi economica e anche la fama dell’Universita’ e’ in declino. Dickens, cosi’ come altri scrittori inglesi che la visitano in quegli anni, la descrive come “fosca e turrita” ma al tempo stesso pittoresca, e caratterizzata da edifici religiosi ricchi e opulenti. Tra questi, lo scrittore rimane piacevolmente colpito dal cimitero della Certosa. Scrive l’autore: “Comunque sia la domenica successiva mi sono trovato a passeggiare nel piacevole cimitero di Bologna, tra colonnati e tombe imponenti, in compagnia di una folla di contadini e scortato da un piccolo Cicerone locale, che aveva eccessivamente a cuore la reputazione del posto ed era troppo sollecito a distogliere la mia attenzione dai monumenti brutti: mentre non si stancava mai di esaltare quelli belli”.
 

Dickens trascorre gran parte della mezza giornata bolognese in una Certosa che descrive come affollata di turisti e popolata da bizzarri personaggi che descrive con ricchezza di dettagli. Le opere in esposizione includono vedute e fotografie dell’epoca, pubblicazioni popolari bolognesi degli anni ‘40 dell’Ottocento e antiche traduzioni di opere dickensiane.

Una di queste e’ di particolare pregio, la traduzione in tedesco del volume “Storia di nostro signore Gesu’ Cristo”, inizialmente dedicato solo alla famiglia di Dickens e pubblicato postumo per volonta’ degli eredi nel 1833. La mostra, a ingresso gratuito e a cura di Cristina Bersani, Giovanna Delcorno, Giacomo Nerozzi e Valeria Rocuzzi, si avvale del coordinamento di Anna Manfron, della consulenza scientifica di Gino Scatasta, professore di lingua inglese all’universita’ di Bologna, e del patrocinio del Charles Dickens museum di Londra.