Bologna, 26 marzo 2013 - SE NEGLI ANNI ’80 la massima aspirazione di una fan era quella di sposare Simon Le Bon, come raccontò in un libro (diventato anche un film), Clizia Gurrado, adesso le dichiarazioni d’amore hanno lasciato il posto ad altri desideri, certo più ironici, e rivolti ad artisti che fanno parte di un’immaginario più domestico. S’intitola Volevo uccidere Gianni Morandi, è il libro di Igor Nogarotto prefato da Giuseppe Giacobazzi, che altro non è se non il delirante diario di viaggio di una aspirante star della musica leggera che nutre nei confronti del suo idolo sentimenti contrastanti, passando dalla totale adorazione all’invidia e al risentimento.
 

Nogarotto, perché proprio Morandi, cosa le hafatto il cantante di Monghidoro?
«‘Per me Morandi è sempre stata una figura quasi mitologia, un riferimento, il simbolo di come è possibile
arrivare al successo mettendo insieme talento, semplicità e naturalezza. Lui è una persona illuminata, con la dote, unica, di comunicare con tutti. Capace sempre di rialzarsi e di ripartire, un vero sportivo, un esempio da seguire».
 

Insomma, tutti pensieri positivi. Perché ucciderlo, allora?
«Io faccio, meglio vorrei fare, il cantante professionista, e ho cercato di partecipare a Sanremo negli anni in cui lui era direttore artistico, ci siamo incontrati varie volte. Io ho provato a fare una carriera di successo. Ma ogni volta c’era un ostacolo, e così per quelli che l’hanno fatta si sviluppa un sentimento meno amichevole. E il tuo mito si trasforma in incubo«.
 

Insomma, il povero Morandi è colpevole delle difficoltà della sua carriera?
«L’ ‘io’ protagonista del libro non ce la fa più. Invita Morandi a venirlo a vedere nel piccolo teatro dove si esibisce, ma lui naturalmente non si fa vedere, poi è in radio a presentare un suo brano, e un ascoltatore telefona chiedendo invece una canzone di Gianni Morandi, non riesce a partecipare a Sanremo. C’è sempre lui, a ostacolare la carriera. La conclusione è che bisogna liberarsene e prendere il suo posto».
 

Ma l’ossessione diventa poi un pretesto per divertire il lettore...
«Buona parte del libro è il resoconto di un sogno e in questa fase onirica immagino come rapirlo, come finalmente diventare io il ‘nuovo’ Gianni Morandi’».
 

p. p.