
Aumentano anche i collezionisti e le vendite. Il nuovo direttore: "Eredito una kermesse in crescita"
La soddisfazione di Simone Menegoi nel salutare la ’sua’ fiera in formissima pensando al futuro ancora senza impegni che verrà, l’aplomb del direttore operativo Enea Righi che quest’anno non ha lamentele logistiche ed è già lì che pensa all’ulteriore potenziamento della kermesse nel 2026. L’annuncio ufficiale del nuovo direttore artistico che sì, come si sussurrava dal primo giorno, sarà Davide Ferri, critico d’arte e curatore: "Ho fatto parte sin dal primo anno dello staff di Menegoi – le sue prime battute – e ho vissuto da vicino il bellissimo e proficuo percorso della sua direzione artistica. Lo ringrazio per primo. E sono felicissimo di lavorare a stretto contatto con Enea Righi. Eredito una fiera in forte crescita ed è da questo incontestabile miglioramento che si riparte".
Infine i numeri: sono state toccate le 50.000 presenze, come lo scorso anno, e sono arrivati più collezionisti di quelli che ci si aspettava. Ieri ad Arte Fiera numero 48 è stata una chiusura da brindisi, perché ottenere la conferma positiva di un lavoro svolto da anni e cominciato in un periodo terribile come il post 2022 è ’il risultato’ che fa tutti contenti. Chi va, chi viene e chi resta. Come il presidente di Bologna Fiere Gianpiero Calzolari e ’l’operativissimo’ imprenditore e collezionista Enea Righi, salito a bordo della fiera d’arte moderna più longeva d’Italia proprio nel 2023, quando bisognava davvero riconquistare la fiducia dei galleristi.
"È andata molto bene, per il numero dei visitatori, per le vendite andate bene, per un’affluenza molto selezionata e l’arrivo di molti più collezionisti di quelli che pensavamo, per i galleristi contenti" fa il bilancio Righi, che per il momento conferma il suo ruolo ancora per il 2026, anche se ha già ricevuto una proposta da Bologna Fiere per più anni. E aggiunge: "Ho già un po’ di idee per l’anno prossimo, devo parlarne col nuovo direttore artistico, perché siamo arrivati a un ottimo livello della fiera e dovremo consolidare e modificare, allargando la nostra platea ai collezionisti, curatori e direttori stranieri perché devono diventare ambasciatori dell’arte italiana all’estero".
Questo maggior coinvolgimento degli stranieri – e non si parla di gallerie, dettaglio da sottolineare – è già cominciato con Simone Menegoi, che dal suo arrivo nel 2019 alla direzione di Arte Fiera, ha giocato tutto sulla scena italiana per connotare la kermesse bolognese. È stata tra le scelte vincenti della sua nomina cominciata nel 2019 e cui guarda ora con leggerezza. "Sono stato un kamikaze nell’accettare questo incarico, e sono kamikaze nel lasciarlo, non ho un altro lavoro che mi aspetta – spiega Menegoi –, ma sento che adesso è il momento giusto per lasciare, oltretutto in levare, come si dice in musica, perché è l’edizione migliore di sette anni". E poi parla di un rimpianto: "Non sono riuscito mai a far partire una vera sezione per il moderno che funzionasse e che attecchisse, mi spiace, ma riconosco che sia difficile".
Però il direttore uscente ha riacceso l’attenzione giusta sull’Esprit Nouveau di piazza Costituzione, sempre un po’ nell’ombra, un ’blind spot’ (un angolo cieco). "Suggerisco che la città – sono le parole di Menegoi – prenda a cuore non solo i suoi monumenti medievali che sono patrimonio dell’Unesco, ma il lascito di quella stagione straordinaria che sono stati gli anni Cinquanta/Settanta, il tardo modernismo. Questo patrimonio ricco di monumenti va valorizzato di più, Arte Fiera è frutto di quella stagione, come le Torri di Kenzo Tange, l’Esprit Nouveau, la chiesa di Alvar Aalto a Riola".
Nella giornata finale, nel padiglione 25 è andato in scena anche un flash mob volutamente rumoroso a suon di fischietti, partito dalle gallerie aderenti al consorzio Italics, per attirare l’attenzione dopo il no del governo alla riduzione dell’Iva sulle opere, nonostante l’opportunità offerta dalla direttiva dell’Unione Europea che ha già visto Francia e Germania, per esempio, abbassarla rispettivamente al 5,5% e al 7%. Chissà se l’anno prossimo qualcosa sarà mutato, quando arriverà Davide Ferri, neo direttore caldeggiato sia da Menegoi che da Righi. "È una persona molto per bene e seria – conclude scherzando il direttore operativo – dovrà lasciare un po’ questa tendenza intellettuale e curatoriale che ha, corretta chiaro, e assumere un ruolo più... manageriale".