
’Duello’ bolognese ai David: il regista ha ritirato il premio alla Carriera, poi ha pungolato Lucia Borgonzoni. "Meloni incontri Schlein"
Il cinema "in codice rosso" e le difficoltà delle piccole case di produzione finiscono sul palco dei David di Donatello. A (ri)sollevare l’annosa questione, non senza scintille, è il regista bolognese Pupi Avati. Che, durante la cerimonia di consegna del premio alla carriera a Cinecittà, si toglie qualche sassolino dalle scarpe, diventando (per una notte) quasi leader dell’opposizione. Il cineasta, infatti, prima di ritirare il premio alla carriera, prima punzecchia la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, anche lei bolognese, seduta in prima fila, e poi ’chiama’ la segretaria del Pd: "La cosa più bella sarebbe se la Schlein telefonasse alla Meloni e chiedesse di parlare con Giorgetti del cinema italiano... sarebbe auspicabile, condividete o no?", ha concluso tra gli applausi.
Un appello a cui ha risposto il giorno dopo Schlein: "Caro Pupi, io ci sto! Abbiamo già presentato una proposta di legge per salvare e rilanciare il cinema italiano, pronta a discuterne con il governo. E congratulazioni!", scrive via social. Una risposta che arriva dopo le frecciatine di Avati proprio al governo e alla leghista Borgonzoni: "Cinema Revolution è carina, ma noi abbiamo bisogno di qualcosina di più...", è stato l’esordio di Avati, rivolgendosi alla sottosegretaria che aveva appena annunciato le nuove date 8 giugno - 25 settembre dell’iniziativa di riduzione del costo del biglietto in sala. "Va bene questa festa, vedere l’organizzazione di questo David com’è oggi è una cosa meravigliosa, ma non assomiglia al cinema italiano – è stata la punzecchiatura del cineasta –. Qui c’è l’opulenza, ma nel cinema italiano ci sono soprattutto le società piccole e indipendenti che stanno facendo una fatica pazzesca". Borgonzoni sorride, mentre in platea fioccano gli applausi. Avati incalza la sottosegretaria: "Applaudi, oh...". Lei non si scompone, ma il giorno dopo il j’accuse di Avati e la ’sfida’ alla bolognese con Borgonzoni continua a far discutere. Sulla scia di quanto detto alla cerimonia di presentazione dal presidente Sergio Mattarella, che ha invitato a trovare soluzioni per sostenere il comparto, è intervenuto anche Elio Germano, premiato come miglior attore protagonista per Berlinguer - La grande ambizione. L’artista ha preso di mira il ministro Alessandro Giuli. "Servono misure concrete. Il contrario del governo Meloni, che non ha fatto nulla di concreto ma ha solo riempito i posti decisionali di amici e sodali di partito", scrive sui social il leader M5s Giuseppe Conte, mentre i pentastellati chiedono un passo indietro di Borgonzoni. Il ministro Giuli ha ricordato che si sta lavorando per il rilancio e la tutela del cinema, sottolineando che i nuovi interventi su Cinecittà stanno richiamando star internazionali come Mel Gibson. "L’opposizione continua la sua politica di mistificazione", taglia corto il presidente della Commissione cultura Federico Mollicone.
Stando ai dati, il Fondo cinema ammonta per il 2025 a oltre 696 milioni di euro, superiori al Fondo nazionale spettacolo dal vivo che ha una dotazione di circa 446 milioni per fondazioni liriche, teatri nazionali, musica, danza, circolo... Per quanto riguarda Avati, poi, sono sei le opere con sovvenzioni pubbliche (dal 2017 al 2023) di oltre 8 milioni di euro. L’ultima opera, L’orto americano ha ricevuto finanziamenti ministeriali per 1,925 milioni.