Bologna com’era: case ai poveri ma nessuno poteva pagare

Uno dei palazzi restaurati

Uno dei palazzi restaurati

Dopo il primo anno si constatò che il tasso di morosità era altissimo: quasi nessuno pagava l’affitto. D’altra parte, se quegli edifici erano «case dei poveri», come ci si poteva aspettare che i «poveri» potessero pagare? Erano convinti che quelle case fossero a titolo gratuito; chi li aveva selezionati aveva scelto cittadini di infima condizione e non «operai poveri», i quali avevano rifiutato proprio per «evitare un marchio che li avrebbe avviliti ai loro occhi e a quelli del pubblico». Perciò i bilanci dopo i primi anni erano passivi. Nel 1877 la Società fu sciolta: la Cassa di Risparmio si accollò il disavanzo di lire 140.000 e i fabbricati furono venduti. Il segretario della Società affermò con delusione che era stato «frainteso o alterato lo scopo, la missione e lo spirito benefico ma non caritatevole», della Società.  

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