ANDREA ZANCHI
Cultura e spettacoli

Quei Caffè letterari a Bologna frequentati da Carducci e Zamboni

Dai Servi al Pavaglione: ecco quali erano e cos’è rimasto

L'interno di un caffè letterario

L'interno di un caffè letterario

Bologna, 19 settembre 2023 – Forse non potremo vantare luoghi come il Caffè Gambrinus di Napoli, frequentato da scrittori del calibro di D’Annunzio ed Hemingway, oppure il Rosati di piazza del Popolo a Roma, il preferito di intellettuali come Pier Paolo Pasolini o Italo Calvino. E nemmeno il Caffè Fiorio di Torino, dove nell’Ottocento si ritrovavano i maggiori intellettuali e politici del Risorgimento. Ma anche Bologna, nel corso del XIX secolo e nei primi decenni del XX, ha avuto un’importante tradizione di caffè letterari, che hanno segnato la storia e la cultura della città. E sono proprio loro a essere i protagonisti della puntata odierna del nostro podcast, ‘il Resto di Bologna’ .

Nati in Francia alla fine del Seicento, i caffè letterari conobbero in tutta Europa, il loro periodo di maggiore fortuna, a partire dal secolo successivo e soprattutto nel corso dell’Ottocento, quando diventarono centri di ritrovo per gli intellettuali, gli artisti e gli uomini politici. Bologna si adeguò in fretta e anche sotto le Due Torri fu tutto un fiorire di locali di questo genere, per ogni classe sociale, ognuno dei quali con una caratteristica in comune: erano tutti collocati in centro, nel cuore della città. Fu così che nacquero il Caffè dei Servi di Strada Maggiore, il Caffè degli Stelloni al Canton de’ Fiori (l’attuale via Indipendenza angolo via Rizzoli) frequentato da Luigi Zamboni e Giovan Battista De Rolandis – i due patrioti che a fine ’700 furono uccisi dopo aver provato a ribaltare il governo dello Stato Pontificio – il Caffè della Barchetta , quello dell’ Arena , il preferito dagli attori e soprattutto il Caffè del Pavaglione in piazza Galvani, il prediletto dal premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci, che proprio lì a fianco aveva il suo editore, Zanichelli: un Caffè, quello del Pavaglione, che, come ricostruisce Marco Poli nel podcast di oggi, ha proiettato la sua eredità nella vita cittadina fino agli ultimi decenni del XX secolo.