BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Alla scoperta del carciofo di San Luca

Nel podcast ‘il Resto di Bologna’ qualche curiosità su questo vegetale coltivato sulle nostre colline

La coltivazione del carciofo (foto De.Co.) nei terreni argillosi della collina bolognese "dona all’ecotipo un sapore fresco, erbaceo con note che tendono alla radice di liquirizia"

La coltivazione del carciofo (foto De.Co.) nei terreni argillosi della collina bolognese "dona all’ecotipo un sapore fresco, erbaceo con note che tendono alla radice di liquirizia"

Ottenere la De.Co., ovvero la Denominazione Comunale, significa entrare a far parte di una rete di enti, produttori, organizzazioni e imprese che sono riconosciute come fortemente identitarie della città di Bologna e contribuiscono a salvaguardare le tradizioni e le culture locali. Insomma, accanto ai prodotti di pregio agro che rappresentano un prezioso patrimonio enogastronomico e culturale del nostro territorio bolognese, quindi tortellini, ragù, tagliatelle o balanzoni, per citarne alcuni, ecco spuntare il carciofo violetto di San Luca, la cui coltivazione nei terreni argillosi della collina bolognese, “dona all’ecotipo un sapore fresco, erbaceo con note che tendono alla radice di liquirizia”. Il carciofo violetto è il protagonista della puntata di oggi de ’il Resto di Bologna’, il podcast della nostra redazione ascoltabile sulle principali piattaforme audio e sul nostro sito.

Nella prima metà del secolo scorso, il carciofo violetto era una delle coltivazioni principali sulle colline a sud di Bologna, apprezzato e celebre in tutta la regione e una fonte di reddito importante per gli agricoltori locali. Con lo spopolamento delle campagne, negli anni’70, è iniziato anche l’abbandono di questa coltivazione. Delle carciofaie che tappezzavano i versanti della collina e dei carciofi e carducci (i polloni) che abbondavano sulle tavole dei bolognesi, oggi non rimane molto. Il carciofo di San Luca deve la sua sopravvivenza all’opera della famiglia Albertazzi, che vive sulle colline intorno a Bologna e che ha custodito questa varietà assieme alla preziosa ricetta per i carciofini sott’olio.

Nel 2005, Bruno Albertazzi ha iniziato a distribuire i carducci del carciofo di San Luca ad altri agricoltori della zona. L’associazione Slow Food regionale, supportata dall’assessorato all’agricoltura della regione Emilia-Romagna, ha intercettato questa iniziativa grazie proprio all’Associazione Carciofo violetto di San Luca Ets presieduta da Esther Maria Martelli dell’azienda La Galeazza e ha promosso l’inclusione dei produttori nella rete Slow Food, attraverso la nascita di un Presidio. A raccontarci curiosità e ricette Federica Frattini del Podere San Giuliano, azienda parte dell’associazione con il Podere Chiesuola, l’Azienda Ca de Cesari e il Podere Castel de Britti.