Francesca Ragazzi: "I segreti della mia Bologna su Vogue"

La giornalista dirige l’edizione italiana del mensile: "Città magica e internazionale, tra portici e moda"

Francesca Ragazzi, 34 anni, Head of editorial content di Vogue Italia (foto Brett Lloyd)

Francesca Ragazzi, 34 anni, Head of editorial content di Vogue Italia (foto Brett Lloyd)

Bologna, 31 luglio 2022 - Antidiva come Matilda De Angelis, protagonista fra le generazioni (tiktoker e zdaure vestite a fiori) del Cinema in piazza nella copertina di Vogue Italia, ad agosto dedicato a Bologna con una ‘city issue’ speciale.

Vogue Italia dedica un intero numero a Bologna

Antidiva come le Due Torri, città dell’accoglienza millenaria, proiettata in un futuro internazionale, ma mai crogiolata su se stessa. Antidiva come Francesca Ragazzi, 34 anni e bolognese doc, direttrice del mensile che – dal negozio storico Atti al Compianto di Niccolò dell’Arca fino al Cassero e al recente strappo sullo Ius soli – rilegge con il numero di agosto il glamour di Bologna e dell’Emilia.

T’aspetti Anna Wintour (la direttrice Bob e occhiali scuri trasfigurata da Meryl Streep ne ‘Il diavolo veste Prada’) e invece ecco la figlia del ‘Riccio’, Maurizio Ragazzi, uno dei migliori tiri da tre della storia della pallacanestro italiana. Che poi Francesca Ragazzi qualcosa di Anna Wintour l’ha preso davvero, lavorando con lei a New York: "E Anna è contenta della scelta di mettere in primo piano la storia di questa città", dice la direttrice.

Ragazzi, lei è la Head of editorial content di Vogue Italia. In questo numero speciale dedicato a Bologna partiamo da una parola: antidiva. Perché?

"Matilda, la protagonista della nostra copertina, è così. Ed è come Bologna: non si vanta delle conquiste, non celebra se stessa, ma va avanti creando cultura, democrazia, luoghi per l’arte".

Una città internazionale?

"Sì, di influenze, di immagini fortissime. Penso ai portici, che sono il luogo per eccellenza, l’estensione delle case all’aperto, il simbolo di una comunità intera. E poi Bologna è donna".

E madre, Alma Mater.

"Matilda lo racconta bene: Bologna ti accudisce, ti protegge, ma ti prepara alla libertà, alle grandi scelte. E’ una metafora perfetta dell’equilibrio tra spirito locale e internazionale che anche Vogue Italia porta avanti, con questo numero dedicato a una città. Lo avevamo già fatto con Napoli. Siamo globali, ma tiriamo fuori personalità locali".

Vogue evoca la moda e la moda è stata per anni protagonista a Bologna e in Emilia-Romagna, ma negli ultimi anni le crisi si sono fatte sentire, dalla Perla a Les Copains. Eppure restano gemme come Yoox o l’archivio Osti.

"Bologna è un luogo che ispira, che ha sempre ispirato, crea fermento. La moda deve tornare a fare sistema, è un nostro orgoglio, c’è un terreno fertile per ripartire. Pensiamo solo alla Montagnola".

Cioè?

"Che ruolo, che ispirazione nella storia degli stilisti! Pensiamo ai pezzi cargo o militari, al vintage: è un luogo di riferimento che ancora dà segnali vitali. E poi c’è la cultura del second hand e il ruolo di Galleria Cavour. Oltre a designer o personalità fortissime. Cito solo due nomi: Luca Magliano e Marco Rambaldi, ospitato da Valentino nella sua creatività".

E la sua Bologna? Quali sono le immagini che le riportano alla mente la sua città d’origine?

"Sicuramente i portici. E poi il Cinema in piazza: che potenza, è il posto più bello del mondo, mi sono detta quando ho rivisto quel palcoscenico straordinario sul Crescentone. Ecco, con la copertina con Matilda De Angelis (intervistata da Gian Luca Farinelli, numero uno della Cineteca, ndr ) ho cercato di ricreare quell’emozione lì: le generazioni insieme, la magia del cinema, la bellezza di Bologna, città peraltro molto cinematografica".

Un’altra protagonista del numero è Isabella Seràgnoli.

"Ci ha concesso una delle rare interviste, sono molto orgogliosa che abbia detto sì per la sua città. E’ una donna potente, di una potenza visionaria, pubblica, dal Mast alle altre attività filantropiche, senza considerare il lato industriale. Quello che Seràgnoli ci ha raccontato, infatti, è che ‘la fortuna è niente se non la condividiamo’. E di condivisione mi piace parlare".

Non è un caso che Bologna e l’Emilia-Romagna siano state sempre in prima fila sul welfare.

"Sono comunità e community, con una vocazione sociale, sono esempi di cura, mondi che non hanno paura di scendere in piazza e schierarsi. Ecco perché abbiamo affrontato anche i 40 anni del Cassero e lo Ius soli. Storie da raccontare che abbiamo accompagnato con la forza delle immagini, per un taglio internazionale".

E la sua Bologna qual è?

"Intanto sono figlia di Basket City, il mondo del basket mi ha coccolato, mio padre è il mio idolo. Poi sono innamorata di questa città e regione, che da Bologna si estende fino alla Romagna. Ho fatto il liceo Righi e i miei amici, oggi, sono ancora quelli di allora. Mi è sempre piaciuto raccontare storie e così, io appassionata di storytelling, dopo Lettere a Parigi ho fatto uno stage a Vogue, sempre nella capitale francese. E lì è iniziato a tutto, fino ad arrivare a lavorare a New York con Anna Wintour ed Edward Enninful e al nuovo incarico che rivesto. Il mio cuore, però, resta in Emilia e batte fortissimo. Guardo la Cirenaica e la Bolognina, vedo due quartieri che stanno cambiando dal basso: bellissimo".

 

 

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