Bologna, 25 ottobre 2024 – C’è stata un’epoca particolarmente rigogliosa all’ombra delle Due Torri e si tratta del periodo che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento ai primi del Novecento.
Un momento storico precedentemente raccontato in un podcast sulla Belle Epoque bolognese che si può ancora ascoltare online e che può essere utile come approfondimento di quello protagonista oggi de il Resto di Bologna, il nostro podcast disponibile sul nostro sito e sulle principali piattaforme di podcast.
La storia che raccontiamo è quella dei fratelli Cobianchi, inventori di modernità, che vissero in quella Bologna in cui arrivarono il tram, l’acqua potabile nelle case, la luce elettrica, un’espansione periferica. Da una parte Stanislao Cobianchi, classe 1862, erborista e inventore dell’amaro Montenegro e dall’altra Cleopatro Cobianchi, classe 1865, imprenditore e inventore degli alberghi diurni in Italia, di cui in città abbiamo ancora traccia oggi sotto il voltone del podestà, grazie alla splendida insegna in stile art decò.
Secondogenito di una nobile famiglia felsinea, per Stanislao c’erano ben poche possibilità: carriera ecclesiastica o militare. Il padre scelse la prima, ma Stanislao si ribellò e una notte, ancora adolescente, evade dal Seminario Arcivescovile e scappa verso Ravenna, dove si imbarca come mozzo su una nave mercantile. Viaggia in Anatolia, Madagascar, Cina, Ceylon,Tropici e Caraibi.
Scopre spezie, frutti, aromi e quando torna in Italia va in Piemonte a lavorare in alcune distillerie per imparare tutti i segreti della liquoristica. Da questa esperienza nasce nel 1885 l’’Amaro Montenegro’ che inizialmente si chiamava Elisir Lungavita e undici anni dopo, in occasione del matrimonio di Elena del Montenegro con Vittorio Emanuele III, diventa una dedica alla regina, Amaro Montenegro. La ricetta di Amaro Montenegro è ancora oggi quella originale di Stanislao Cobianchi, a base di quaranta erbe aromatiche, provenienti da tutto il mondo, a cui si deve il suo sapore caratteristico. Ecco invece la storia di Cleopatro Cobianchi, che nel 1911 aprì a Bologna il primo di una serie di alberghi diurni italiani, sulla suggestione di quello che aveva scoperto a Londra dove queste strutture erano già diffuse.
Si trattava di ambienti sotterranei dedicati alla cura delle persone. In generale erano presenti non solo i bagni pubblici ma anche barbieri, parrucchieri, lavanderie, telefoni pubblici, sale da scrittura e incontri d’affari, uffici di cambio, agenzie viaggi.