Grazia Verasani: "Il crimine come via di fuga"

La scrittrice racconta donne spiazzanti nel nuovo noir ’Do ut des’, inserito nell’antologia ’Invisibili’: domani sera all’Archiginnasio

La scrittrice bolognese Grazia Verasani è impegnata anche sul set di Andrea Adriatico

La scrittrice bolognese Grazia Verasani è impegnata anche sul set di Andrea Adriatico

Bologna, 13 luglio 2022 - Claustrofobico , decadente, corroso, l’ambiente nel quale la scrittrice bolognese Grazia Verasani ha ambientato ’Do ut des ’ è decisamente all’opposto delle atmosfere un po’ consolatorie dei gialli da ombrellone che affollano il panorama editoriale. La storia è contenuta in un’antologia, ’Le invisibili ’ (Rizzoli), della quale fanno parte anche Marilù Oliva , Gabriella Genisi e Mariolina Venezia , che verrà presentata domani sera (ore 21) nel Cortile dell’Archiginnasio all’interno della rassegna ’Stasera Parlo Io’ . Introduce Giampiero Rigosi.

Verasani, le vostre ‘Invisibili’ sono donne criminali che sfuggono alle categorie di genere.

"Sono donne che hanno scelto la via del crimine pur non essendo delinquenti abituali. C’è la casualità, certo, ma anche l’idea che un comportamento deviante possa essere una via di fuga da una normalità opprimente, senza scampo, per la quale ricorrere all’omicidio può sembrare l’unica soluzione possibile per cercare una vita nuova".

Niente a che fare con il giallo-rosa che va così di moda in estate.

"Assolutamente. Ho avuto la possibilità di sperimentare, sino in fondo, l’essenza stessa del noir, ispirandomi alle storia terribili della scrittrice Patricia Highsmith , ai suoi personaggi senza futuro, dei quali però ci innamoriamo, finiamo per comprenderne le ragioni. Sono figure apparentemente fragili ma capaci di elaborare meccanismi criminali perfetti, come la donna che vive sola con la madre del mio racconto".

Tutto è degradato, nella sua storia, non solo i sentimenti, ma anche l’ambiente che fa da scenario.

"Siamo in una periferia povera, c’è la piccola criminalità, ci sono persone sole e ferite, ognuna pensa di essere protetta dalle quattro mura della propria abitazione. Ma è una protezione fragile, non può resistere all’avanzare del male, che travolge, nel racconto, la vita di due famiglie".

Da dove arriva il titolo dell’antologia?

"Da una frase della protagonista che parla con la donna con la quale cercherà di stringere un patto omicida. ‘Siamo donne comuni, donne su cui nessuno si sofferma, siamo invisibili ’. Entrambe si considerano delle invisibili, nessuno si prenderà cura di loro, nemmeno la legge. O almeno lo spera, per dare inizio a una nuova vita"

Un piano, alla base del racconto, che ha un importante antecedente.

"Certo. Insieme a Patricia Highsmith e a Raymond Chandler, l’altro nome centrale per la mia formazione è quello di Alfred Hitchcock. Questo è una rilettura di un suo classico, ‘ Omicidio per Omicidio ’. Poi c’è un’altra presenza importante, quella di Stephen King".

Sarà una estate di lavoro, la sua?

"Passerò l’estate tra le riprese del film su Pier Vittorio Tondelli diretto da Andrea Adriatico e un nuovo capitolo delle avventure della mia investigatrice Giorgia Cantini".

 

 

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