LETIZIA GAMBERINI
Cultura e spettacoli

Guasco: “Così nascono i miei poster”

Le colorate visioni delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città, sono diventate una bella abitudine per i bolognesi. Ne parliamo oggi nella puntata de Il Resto di Bologna, il nostro podcast gratuito

Riccardo Guasco, i suoi poster, colorate visioni delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città, sono diventate una bella abitudine per i bolognesi

Riccardo Guasco, i suoi poster, colorate visioni delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città, sono diventate una bella abitudine per i bolognesi

Bologna, 15 aprile 2025 – I suoi poster, colorate visioni delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città, sono diventate una bella abitudine per i bolognesi. Ma forse non tutti sanno che sono opera del disegnatore e illustratore piemontese Riccardo Guasco, che poco tempo fa è stato anche protagonista di una mostra– Sipario! il titolo – allestita da Bonobolabo qualche tempo fa.

I poster delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città
I poster delle opere in programma al Teatro Comunale affisse in città

Ne parliamo oggi nella puntata de Il Resto di Bologna, il nostro podcast gratuito. “Quella dell’illustratore– spiega– è una professione un po’ strana, che si forma man mano. Ho una formazione artistica e mi sono innamorato del manifesto, del poster, e la mia attenzione è andata sempre di più verso quel mondo, della pubblicità e dell’arte”.

E a Bologna come è arrivato?

“Bologna l’ho incrociata casualmente. La frequentavo per la Fiera del libro per ragazzi e poi grazie a un progetto di Cheap Festival che curava una campagna di comunicazione del Comunale: c’è stata una sorta di innamoramento reciproco fra me e il teatro. Un sodalizio che va avanti da anni ormai da 5 anni, di cui sono orgoglioso”.

Come si approccia al titolo dell’opera ogni volta?

“Ho un approccio abbastanza delicato, non essendo un melomane ricevo un estratto con la storia, mi ascolto le arie principali per vedere com’è il ’sapore’ dell’opera. Poi guardo come sono state affrontate le locandine precedenti: ho un fil rouge con gli artisti del passato molto forte e poi un approccio molto libero. Prendo le parole principali, faccio uno schizzo a matita molto veloce, e poi una volta che c’è il bozzetto in bianco e nero lo faccio vedere al direttore del teatro: quando approva, poi passo al colore. È un flusso ormai velocissimo, molto naturale e molto bello. Ma non ho prima costumi di scena, quello che metto sul manifesto è in qualche modo un’opera vista dai miei occhi”.

Le sue sono opere molto colorate.

“Sì, il mio sogno è quella di finire in strada e a Bologna l’ho realizzato perché davvero la città è tappezzata dei miei manifesti. E poi in un luogo come i portici, una vetrina fantastica”.

E poi c’è stata anche una mostra.

“Dopo 50 manifesti era quasi d’obbligo, ormai sono entrati nel vissuto. Ho esposto una selezione di opere, quelle che più rappresentano il lavoro, con anche bozzetti. È stato soprattutto un momento per avere un feedback, un’occasione di contatto con la gente, in cui i due mondi si toccano. Non è la stessa cosa che sui social: a cuoricini non puoi esprimerti come a parole”.

E cosa le hanno detto?

“Alcune persone che le ho invogliate ad andare a teatro. Speriamo di fare altre locandine e altre mostre per avere l’occasione di parlare con i bolognesi”.