Libri, Le dimore di Dio di Franco Cardini: "Il cielo dell’Eterno è dentro di noi"

Lo studioso presenta oggi il suo ultimo volume: "La basilica di Santo Stefano racchiude una spiritualità straordinaria"

Franco Cardini, storico e scrittore

Franco Cardini, storico e scrittore

Bologna, 23 novembre 2021 - C’è un passo della Bibbia in cui si racconta del profeta Elia nascosto in fondo ad una grotta che attende, pauroso, di incontrare Dio. Avverte un terremoto, arriva una tempesta, sente un’eruzione ma Dio non appare. Poi Elia esce dalla grotta, coglie una brezza leggera che sa di primavera e capisce che Dio è lì. E’ questa una delle pagine delle Sacre Scritture preferita da Franco Cardini perché dimostra che "il divino si manifesta per i credenti dove vuole e che l’uomo, per andargli incontro, gli dedica luoghi deputati erigendo templi". Alle 18, nella biblioteca Sala Borsa, il professore presenta il suo ultimo volume ‘Le dimore di Dio’ (editore il Mulino) con l’intervento di padre Giovanni Bertuzzi e di Valeria Cicala . L’incontro, all’interno del palinsesto ‘La voce dei libri’ , si tiene in collaborazione con il Centro San Domenico . Il sottotitolo, ‘Dove abita l’Eterno’ , non deve trarre in inganno: non si tratta di una descrizione dei luoghi santi o di una storia tout court quanto di una riflessione sulle immagini concrete di come Dio si sia proposto nelle opere dell’uomo: santuari, sinagoghe, cattedrali, moschee.  

Professore, la nostra idea è che Dio stia in alto nel cielo ma, ad esempio, gli egizi parlano di un mondo sotterraneo ricco di tesori. Dove si trova dunque l’Eterno? "Quando negli anni ‘60 l’astronauta russo Gagarin fu lanciato nello spazio disse, probabilmente per questioni politiche, che vedeva cose bellissime ma che di Dio non c’era traccia. La ragione è ovvia: il cielo di Dio non è quello fisico ma quello che sentiamo dentro di noi. E qui bisogna citare Gustav Jung quando parla di analogie fra il mondo che sta in alto, quello che sta in basso e quello dentro di noi. Del resto anche un antico testo sapienziale come la ‘ Tabula smaragdina ’ cita fra i suoi aforismi una frase fondamentale, ovvero che quello che è in alto è come quello che è in basso". A proposito di Bologna, nel libro lei parla della basilica di Santo Stefano. "Lì avverto una spiritualità straordinaria. Si tratta del luogo dei luoghi costruito appositamente per richiamare la chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si scelse un terreno curvilineo che assomigliasse a quello originario lambito da un fiume (dove ora ci sono i portici) accanto a una collina che richiamasse il Monte degli Olivi (San Giovanni in Monte). E’ come se Bologna fosse una nuova Gerusalemme". E’ forte la suggestione di immaginare il paradiso a Gerusalemme? "Nell’Apocalisse di Giovanni si vede una Gerusalemme celeste scendere dal cielo vestita come una sposa. Per cristiani ed ebrei immaginare il paradiso significa pensare a quella città seppur martoriata, ricostruita, distrutta. Non è forse nella piccola stanza foderata da lamine d’oro di Gerusalemme che si avvertiva la shekhinah, la presenza fisica di Dio?". Esiste una densa letteratura sulle esperienze che inducono a un incontro con Dio ? "Jung parla a lungo di momenti di questo tipo in una piccola chiesa di Ravenna che forse è quella di Galla Placidia e James Hillman, il massimo studioso dello psichiatra, racconta di un episodio analogo in una moschea iraniana. E’ vero, ci sono luoghi dove non serve essere credenti per avvertire qualcosa".  

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